PROVACI, BOB WILSON ALLA PERGOLA
Per tentare la riapertura del teatro arriva a Firenze il grande regista americano in scena il 27 con iNuovi in «The Dubliners» e con «Mary said what she said» Mentre all’Era di Pontedera spazio al Jodorowsky di Andrée Ruth Shammah
Il Teatro della Pergola scalda i motori. La stagione riparte tra le incertezze della pandemia, il contingentamento del pubblico, una platea e altre aree da riassemblare dopo i lavori necessari a ospitare gli studenti e consentire i distanziamenti. Ma riparte — dopo i mesi di pandemia e lockdown — con tre certezze non scontate: che una stagione ci sarà, anche se in formato d’emergenza, che per trarre forza da questa debolezza è necessario stringere alleanze, e più «alte» sono e più internazionali sono, più renderanno forte il teatro, e che la prosa non basta più e bisogna guardare a nuove discipline.
Al momento hanno reso pubblici solo due appuntamenti: la riapertura del Teatro della Pergola il 27 ottobre con Giancarlo Sepe, la sua «Comunità» e i giovani attori della compagnia iNuovi nata in seno alla Pergola stessa, che porteranno in scena The Dubliners di James Joyce (fino all’8 novembre), e quella del Teatro Era di Pontedera — parte della Fondazione Teatro della Toscana capitanata dalla Pergola — il 15 e il 16 ottobre con Andrée Ruth Shammah del Teatro Franco Parenti che apre il sipario con Cabaret tragico di Alejandro Jodorowsky diretto da Fabio Cherstich, per il via alla stagione del Teatro Studio di Scandicci. Quello con il Franco Parenti e con il Théatre de la Ville di Parigi sono le due collaborazioni alte da cui ripartire. Con il palco francese i lavori sono iniziati lo scorso anno per la messinscena di quello che è risultato uno degli appuntamenti più importanti da anni nel teatro fiorentino: la coproduzione del monologo Mary Said What She Said con Isabelle Huppert diretta da Bob Wilson. Ed è certo — anche se non si sa quando — che tornerà anche nel corso di questa stagione. Ma legami sono stati tessuti anche con teatri e istituzioni culturali di Atene, Barcellona, Madrid, Oslo, Amsterdam e New York, per coproduzioni simili.
«La nostra è una scelta di giusta prudenza» spiega l’assessore alla cultura di Palazzo Vecchio, Tommaso Sacchi, nelle vesti di presidente della Fondazione Teatro della Toscana. «Questo è il momento di riaprire, con la volontà e l’istinto che ci dicono di andare avanti e la ragione che ci intima di stare attenti — prosegue — perché il progetto di quest’anno è molto ambizioso e necessita di cure» e dall’anno prossimo sarà ereditato dal nuovo direttore artistico Stefano Accorsi. Una stagione che annuncia essere «di forte tessuto internazionale» e ricca di «dibattiti e confronti con i protagonisti della società civile» a proposito dell’andare oltre la prosa. Ma oltre ancora, come spiega il direttore generale Marco Giorgetti che
annuncia incursioni «nella pittura, nel fumetto, nel podcast, cinema, e altro: vale la pena rischiare con 200 spettatori ma anche con 100 o 50». Contando su uno zoccolo duro di appassionati capitanati da quei mille spettatori che in pieno lockdown hanno rinunciato al rimborso dei biglietti per aiutare la Fondazione. Proseguirà anche l’esperimento di FirenzeTv, il teatro in streaming su Youtube.