Tutti in piedi per il Maestro
Cinquant’anni fa dirigeva per la prima volta l’orchestra fiorentina: in 400 al teatro per concerto e cena
Quattrocento e non uno di più. Sempre a causa delle restrizioni da covid. Poche persone se confrontate alle dimensioni quasi cinque volte tanto del teatro. Ma pieni di energia per onorare Zubin Mehta. Quattrocento che si sono fatti sentire: con le mani, con i piedi, con le foto, i sorrisi, il calore.
Un abbraccio, quello di ieri sera — ogni volta, ogni anno, sempre più caloroso — al maestro Zubin Mehta per riempire d’affetto un Teatro del Maggio che ha dovuto sfidare la pioggia e le norme anti-assembramento riuscendo quasi a tornare quello dei tempi pre-pandemia da quanto era vitale e partecipato. L’occasione era di quelle da non farsi scappare: cinquant’anni sempre insieme, Firenze, il suo Teatro e il maestro Mehta. Prima la cerimonia in Palazzo Vecchio, senza il maestro perché prima di ogni concerto si concede un po’ di riposo ma con l’amico Placido Domingo in prima fila commosso. Poi il concerto e alla fine la cena sul palco. Oltre sei ore consecutive per ricordare l’anniversario di quando una giovane bacchetta indiana debuttò al Festival del Maggio musicale fiorentino, per poi diventarne la più importante delle colonne. Era il 1969, e Mehta salì sul podio per dirigere l’Aida, anche se sette anni prima aveva già calcato il palco dell’allora Teatro Comunale per un concerto sinfonico con musiche di Giorgi, Schumann e Mahler. Questa volta invece ha diretto l’Orchestra del Maggio e le quattro voci di Hanna-Elisabeth Müller, Patrick Grahl, Michael Volle e Veta Pilipenko ne La Creazione di Haydn, con il Coro diretto da Lorenzo Fratini. Il sovrintendente Alexander Pereira aveva in mente da tempo questa serata celebrativa per quello che anche ieri ha voluto definire «il padre» di tutta l’orchestra, del teatro, di ogni singolo artista che sia salito su quel palco. Ma era sempre slittata per la pandemia e altri incastri.
Battimani, battipiedi, tutti in piedi, coro compreso, orchestra, tutti commossi nel seguire i passi lenti del maestro che escono e rientrano a fine concerto con il sorriso rivolto alla platea e un grazie commosso che gli si leggeva in faccia. Gli applausi durano minuti e minuti. Lui quasi fa cenno che va bene così, non devono esagerare. E sorride ancora. Poche parole, alcune lacrime, ma solo di gioia per aver partecipato a quello che più di un concerto è una vera festa, un abbraccio collettivo.
Ad aprire le danze nel pomeriggio era stato il sindaco Dario Nardella, che ha accolto gli ospiti del Teatro nel Salone dei Cinquecento, in una doppia veste, di primo cittadino e di guida alle bellezze e alla storia del salone e del palazzo. È stato Pereira a volere fortemente questa tappa nel lungo pomeriggio dedicato a Mehta, per far ammirare più bellezze possibili della città ai suoi invitati internazionali, compresi alcuni sponsor. «Il nostro padre è in grandissima forma ed è questo il dono che più di tutti gli altri oggi vogliamo festeggiare» ha detto Pereira. «Un punto di riferimento anche personale per me che nasco come musicista» ha ricordato il sindaco preparando una sorpresa-regalo per la fine della serata.Tra platea, brindisi nel foyer e cena di gala, tutti i maggiori melomani della città hanno voluto salutare il mezzo secolo di storia con Mehta. Dal presidente della Fondazione Cassa di Risparmio Luigi Salvadori alla vice presidente di Confindustria Antonella Mansi, dall’imprenditrice-chef dell’Enoteca Pinchiorri Anne Feolde ad Arturo Galansino di Palazzo Strozzi, il direttore della Biennale dell’Antiquariato Fabrizio Moretti, il vicepresidente del Maggio Valdo Spini, Vieri e Lucia Torrigiani che hanno regalato alla serata gli addobbi floreali.