UN RICHIAMO AGLI ADULTI (E UN MONDO DI GIOVANI CHE SI DEDICA AGLI ALTRI)
Caro direttore, Mimma Dardano, su questo giornale, ha introdotto una riflessione interessante, partendo dal rogo di piazza Davanzati. Mimma pone l’attenzione su una «emergenza educativa» verso la quale corriamo il rischio di precipitare. È un richiamo quanto mai appropriato alla «comunità degli adulti» che ha ormai da tempo abdicato ad un ruolo che non riescono a svolgere più nemmeno quelle agenzie di socializzazione che provavano a supplire alle carenze educative delle famiglie. Eppure, accanto ai gesti di alcuni, c’è un mondo di giovani che fa del volontariato quasi una scelta di vita, che trova nel «sociale» anche la propria attività lavorativa (anche se più faticosa e meno retribuita), che ancora crede nell’impegno anziché nel qualunquismo, che regala un periodo della sua vita alla cooperazione internazionale.
Questo popolo fa meno rumore, quasi mai sale alle cronache dei giornali, ha la faccia dei ragazzi qualunque, che magari, al compimento dei 18 anni, vanno a donare il sangue prima di uscire con gli amici. Io li ho visti durante l’emergenza Covid, li ho visti sulle ambulanze, li ho visti a portare i pacchi alimentari alle persone sole o in difficoltà, li ho visti a distribuire le mascherine e a rispettare le regole. Sono quelli a cui abbiamo dato l’opportunità di fare il servizio civile e di conoscere realtà ignote, o quelli che abbiamo in qualche modo aiutato a pensare alla comunità nella quale vivono.
Questi giovani straordinari ma anche così «ordinari», oggi hanno anche il compito di testimoniare che per fortuna certi valori ancora esistono e di chiedere a noi adulti di testimoniarli a nostra volta. È così che possiamo non
❞ La normalità non è quella dei roghi, sta a noi valorizzare le storie belle
fermarci alla condanna di certi gesti ma provare ad offrire l’opportunità di una diversa visione della vita e della propria comunità, grazie anche ad una rete di associazioni e persone che possono essere la migliore palestra nella quale esercitarsi verso il delicato equilibrio tra diritti e doveri, tra libertà personale e rispetto dell’altro. A questo scopo è importante il ruolo dei media, che hanno certamente il compito di raccontare la cronaca nera e gli aspetti sociali e sociologici connessi, ma che dovrebbero raccontare anche il bello che ci circonda. Se raccontiamo solo catastrofi, terremoti, pandemie, finiremo per convincerci di vivere in un mondo malato, quando invece il mondo ha tantissimo di meraviglioso da offrirci quotidianamente. Ci sono storie che meriterebbero attenzione mediatica e politica. Spetta a tutti noi, attori dell’editoria e della politica, valorizzarle per dimostrare che la normalità non è quella dei roghi, ma quella di chi i roghi tenta di spegnerli quotidianamente.