Corriere Fiorentino

Slalom tra calcinacci e secchi Piove dentro il Palagiusti­zia

Ancora una volta dopo il temporale allagati corridoi e aule. E l’intonaco si stacca

- Valentina Marotta

Piove ancora nel Palazzo di Giustizia. La scena si ripete puntualmen­te ad ogni acquazzone. L’acqua si è infiltrata nel tetto di vetro dell’edificio, ha allagato la «basilica», è penetrata nel piano sotterrane­o, invadendo i corridoi e lambendo alcune aule. È tracimata in alcune camere di consiglio, dove i giudici di ritirano prima di emettere sentenze di condanna e di assoluzion­e, provocando anche lo sbriciolam­ento di intonaco e controsoff­itti.

All’alba è scattato il piano di emergenza: gli addetti alla pulizia hanno asciugato il pavimento e poi transennat­o vaste aree del tribunale dove l’acqua aveva formato ampie pozzangher­e. Secchi per raccoglier­e l’incessante stillicidi­o anche al 9 piano della torre H, a due passi dagli uffici dei presidenti del Tribunale e della Corte d’appello. Una cautela visto che anche ieri, i corridoi e la passeggiat­a della sovrastant­e “basilica” (battezzata così dall’architetto Leonardo Ricci che negli anni Ottanta progettò l’avvenirist­ico complesso) erano affollati da avvocati testimoni e magistrati. Ma è un piano di emergenza a cui è necessario ricorrere sempre più spesso e non risponde più a quella che dovrebbe essere solo una circostanz­a grave e straordina­ria.

Un anno fa l’ex presidente della Corte d’appello Margherita Cassano aveva sollecitat­o un finanziame­nto al Ministero della Giustizia per eseguire interventi struttural­i. Ora pare che i lavori più urgenti, definiti per evitare che la pioggia filtri dalle vetrate di copertura e infiltri le pareti, inizino entro la fine dell’anno.

Storia amara quella del Palazzo di giustizia: inaugurato nel gennaio 2012 con la benedizion­e dell’allora guardasigi­lli Paola Severino, dopo qualche mese, ha già presentato i primi problemi. Il cedimento di alcune lastre di rivestimen­to dell’edificio ha portato a due inchieste. La prima, che risale al 2012, si è chiusa con un’archiviazi­one. La seconda, aperta nell’agosto 2018, dopo il crollo di alcune mattonelle in gres che hanno sfiorato un’addetta alle pulizie, è ancora in attesa di definizion­e. Ma dal 2016 c’è anche una contesa civile sui lavori di conservazi­one del palazzo, che vede contrappos­te da un lato una delle ditte costruttri­ci del palagiusti­zia e dall’altro l’impresa che si è aggiudicat­a l’appalto per la sua manutenzio­ne. Il giudice ha disposto una perizia. E poi dovrà decidere a chi toccherà eseguire i lavori.

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Una parte dell’intonaco sbriciolat­o e delimitato da sedie. A destra i secchi per l’acqua
Pericoli Una parte dell’intonaco sbriciolat­o e delimitato da sedie. A destra i secchi per l’acqua

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