Slalom tra calcinacci e secchi Piove dentro il Palagiustizia
Ancora una volta dopo il temporale allagati corridoi e aule. E l’intonaco si stacca
Piove ancora nel Palazzo di Giustizia. La scena si ripete puntualmente ad ogni acquazzone. L’acqua si è infiltrata nel tetto di vetro dell’edificio, ha allagato la «basilica», è penetrata nel piano sotterraneo, invadendo i corridoi e lambendo alcune aule. È tracimata in alcune camere di consiglio, dove i giudici di ritirano prima di emettere sentenze di condanna e di assoluzione, provocando anche lo sbriciolamento di intonaco e controsoffitti.
All’alba è scattato il piano di emergenza: gli addetti alla pulizia hanno asciugato il pavimento e poi transennato vaste aree del tribunale dove l’acqua aveva formato ampie pozzanghere. Secchi per raccogliere l’incessante stillicidio anche al 9 piano della torre H, a due passi dagli uffici dei presidenti del Tribunale e della Corte d’appello. Una cautela visto che anche ieri, i corridoi e la passeggiata della sovrastante “basilica” (battezzata così dall’architetto Leonardo Ricci che negli anni Ottanta progettò l’avveniristico complesso) erano affollati da avvocati testimoni e magistrati. Ma è un piano di emergenza a cui è necessario ricorrere sempre più spesso e non risponde più a quella che dovrebbe essere solo una circostanza grave e straordinaria.
Un anno fa l’ex presidente della Corte d’appello Margherita Cassano aveva sollecitato un finanziamento al Ministero della Giustizia per eseguire interventi strutturali. Ora pare che i lavori più urgenti, definiti per evitare che la pioggia filtri dalle vetrate di copertura e infiltri le pareti, inizino entro la fine dell’anno.
Storia amara quella del Palazzo di giustizia: inaugurato nel gennaio 2012 con la benedizione dell’allora guardasigilli Paola Severino, dopo qualche mese, ha già presentato i primi problemi. Il cedimento di alcune lastre di rivestimento dell’edificio ha portato a due inchieste. La prima, che risale al 2012, si è chiusa con un’archiviazione. La seconda, aperta nell’agosto 2018, dopo il crollo di alcune mattonelle in gres che hanno sfiorato un’addetta alle pulizie, è ancora in attesa di definizione. Ma dal 2016 c’è anche una contesa civile sui lavori di conservazione del palazzo, che vede contrapposte da un lato una delle ditte costruttrici del palagiustizia e dall’altro l’impresa che si è aggiudicata l’appalto per la sua manutenzione. Il giudice ha disposto una perizia. E poi dovrà decidere a chi toccherà eseguire i lavori.