Corriere Fiorentino

«Impennata di ricoveri, ci vorrebbe un lockdown»

- G.G.

All’ospedale di Livorno ci sono 38 ricoverati Covid, di cui 5 in terapia intensiva. A spiegare le impression­i suscitate da corsie che tornano a riempirsi è il direttore della terapia intensiva, e coordinato­re per l’Asl Nord Ovest, il dottor Paolo Roncucci.

Dottore che clima si respira in ospedale di fronte alla nuova ondata di contagi?

«Brutto. Il lavoro è tornato a essere pesantissi­mo, i numeri crescono, nel mio reparto abbiamo già 5 pazienti gravi. Ho paura che si possa ritornare nella situazione dello scorso marzo, se non verranno presi provvedime­nti più drastici».

Alla fine di marzo, l’Asl Nord Ovest si trovò con un solo letto libero in tutte le sue terapie intensive. Ora state prendendo le contromisu­re?

«Dalla scorsa primavera sono stati creati nuovi posti di terapia intensiva. E in tutta l’azienda in questi giorni stiamo riattivand­o i posti letto. Lunedì (domani, ndr)

riaprirà il reparto Covid all’ospedale Versilia. I ricoveri sono molti, anche se va detto che sono soprattutt­o quelli di Livello 2, i meno gravi, che quelli di Livello 1 destinati alle terapie intensive. Almeno per ora».

Visto che il virus non ha mutato, crede che dipenda dalla più bassa carica virale dei contagiati?

«Non credo, credo semmai che conosciamo meglio la malattia e, per quanto non ci sia una cura, sappiamo trattarla meglio».

In caso di un nuovo picco, quali strategie adotterete per liberare posti nelle terapie intensive?

«Non lo so ancora, ma so cosa abbiamo fatto a marzo: col lockdown sono crollati i pazienti traumatolo­gici, ad esempio le vittime degli incidenti stradali, e col blocco della chirurgia programmat­a, non solo abbiamo avuto meno pazienti, ma abbiamo potuto trasferire gli anestesist­i dalle sale operatorie nelle terapie intensive. Perché qui, con i nostri ventilator­i, servono specialist­i e non ce ne sono molti disponibil­i».

Se potesse esprimere un desiderio, che cosa chiederebb­e?

«Chiederei un nuovo lockdown. Magari non totale come quello di marzo aprile, perché mi rendo conto delle difficoltà che ha creato a molte persone. Ma per lo meno un lockdown mirato per le situazioni di maggiore difficoltà. Finché questo virus c’è, non possiamo pensare di poter fare tutto quello che facevamo prima. E, se anche non spetta a me decidere quali provvedime­nti assumere, se non ne prendiamo di più drastici di quelli attuali rischiamo davvero di tornare alla situazione dello scorso marzo».

Paolo Roncucci Abbiamo bisogno di provvedime­nti più drastici A marzo col blocco delle operazioni programmat­e abbiamo dirottato anestesist­i nelle rianimazio­ni

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