I presidenti di Regione in cerca di una ragione
Con l’emergenza sanitaria, purtroppo tutt’altro che conclusa e anzi in rapida e crescente risalita, l’opinione pubblica ha scoperto il ruolo delle Regioni e quindi dei presidenti di Regione, detti anche governatori. Secondo un sondaggio Demos sugli «Italiani e lo Stato», i nostri concittadini hanno avuto (finora) una bassa fiducia nelle Regioni: il 30 per cento, poco sopra le associazioni degli imprenditori (al 24 per cento) e poco sotto l’Unione Europea (al 34 per cento). L’anno prossimo le percentuali potrebbero cambiare. Molto certo dipenderà da come sarà gestita nelle singole Regioni l’emergenza, anche nelle sue conseguenze socioeconomiche ancora inesplorate.
Ma negli ultimi mesi, comunque sia, i governatori si sono fatti riconoscere. Anche perché alcuni di loro erano
Cronaca e politica. Dai palazzi romani, ma anche dalle piazze (e da qualche retrobottega) di tutta Italia. Per capire che cosa ci è successo nell’ultima settimana. E cosa c’è da aspettarsi da quella successiva
in campagna elettorale per farsi rieleggere. Ognuno con le sue caratteristiche, i suoi modi di fare e qualcuno persino con le sue sbruffonate e i suoi conflitti con lo Stato.
Si pensi al populista Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, che ha cercato fino alla fine un accordo con i suoi consanguinei politici, i Cinque Stelle, salvo poi non riuscirci: è uno che porta avanti le loro idee anche se è del Pd. D’altronde, voleva chiudere (come i Cinque Stelle) lo stabilimento dell’ex Ilva e bloccare (come i Cinque Stelle) il gasdotto Tap che attraversa l’adriatico fino ad approdare la provincia di Lecce. E via così. Oppure si pensi allo sceriffo Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, che da sindaco di Salerno aveva lanciato la campagna «cafoni zero» contro il degrado e che da governatore s’è trovato, negli ultimi mesi, a fronteggiare l’emergenza sanitaria con lo scolapasta in testa (anche se i numeri sulla Campania di queste ore ci fanno porre qualche interrogativo sensato sul tempo perduto negli ultimi quattro mesi, a casa De Luca e non solo).
Pare dunque aver ragione il professor Leonardo Morlino quando spiega il perché della popolarità dei governatori: «Lo dimostra anche il successo di Eugenio Giani in Toscana, che in un altro momento forse avrebbe perduto. La gente è prudente, non vuole correre rischi. È una rivoluzione rispetto agli anni passati. Vedremo se i Cinque Stelle riusciranno a reagire subito. Anche Giancarlo Giorgetti, nella Lega, lo ha capito. Ha capito che siamo entrati in una stagione in cui governare è importante. La pandemia è una sfida al governo e una sfida alle chiacchiere, in cui un tempo si poteva manipolare molto. Oggi in una realtà caratterizzata da contagi e morti si può manipolare molto meno. C’è appunto una sola issue che è diventata dominante, quella dei contagi e dei morti. Il tema dell’immigrazione è diventato necessariamente secondario».
Questo naturalmente avrà anche delle conseguenze politiche sugli equilibri interni ai partiti. La Lega per esempio capirà che le manipolazioni sull’invasione dei migranti non funzionano più elettoralmente. Meglio concentrarsi sugli eletti, come i sindaci di Pisa e Siena, che hanno l’onere di governare la città. Il Pd, invece, alle ultime Regionali aveva il vantaggio dell’eredità politica lasciata da Enrico Rossi. I sondaggi premiavano la gestione della Regione da parte del predecessore di Eugenio Giani. Secondo una rilevazione di Swg, il 75 per cento degli intervistati valutava in modo positivo il modo in cui Rossi ha gestito l’emergenza Covid.
Per ora siamo in attesa di una nuova giunta, ma il coronavirus è sempre lì. Il ruolo centrale delle Regioni impone anche una presa di forte responsabilità da parte dei partiti. Per questo non possiamo che augurarci che venga risolto quanto prima il nodo dell’assessore regionale alla Salute. Non c’è spazio per i caminetti e le trattative fra sottocorrenti, finanche geografiche, in una fase così delicata. È chiedere troppo a chi ha (comprensibilmente anche) legittime ambizioni politiche?
❞ La crisi del Covid ha fatto riscoprire il ruolo dei governatori, perché come dice Morlino la pandemia è una sfida chiacchiere: quel che conta per i cittadini è la capacità di governare l’emergenza