UNA CARTOLINA MAGICA A CUI SI ARRIVA SOLO SBAGLIANDO
Aveva visto giusto, H.P. Lovecraft, nell’immaginare come magico un luogo che potesse essere raggiunto «solo sbagliando strada». Nel suo caso era la cittadina di Dunwich, e la magia che vi si respirava era decisamente poco gradevole. Ma un nuovo topos dell’immaginario fantastico era nato, e lo avremmo ritrovato sia nel campo del perturbante — il negozietto «Safarà» di Dylan Dog! — sia legato a incanti più allegri, come il binario 9 e 3/4 della stazione di Londra, che come sa ogni appassionato di Harry Potter conduce a Hogwarts, sempre che si riesca a incapparvi.
Se c’è un luogo del genere a Firenze è certo via del Canneto. Posizionata in modo controintuitivo, come un gancio che dal morbido discendere di Costa Scarpuccia volesse tornare indietro e risalire, e con le proprie grazie celate da un muro del tutto ordinario, può ben capitare di continuare a scendere per la «costa» senza neanche accorgersi della sua esistenza. Né il nome, quel comunissimo «via del Canneto» che si trova un po’ ovunque in Italia nei pressi di fiumi e torrenti (la stessa Firenze un tempo ne contava quattro), ha dell’invitante.
Vi si può, quindi, entrare solo sbagliando strada o per mera, vagolante curiosità da flâneur: svoltare di qua? Perché
no? Ma quando accade, e ci si stacca da Costa Scarpuccia per scoprire che in realtà anche via del Canneto poi va a discendere, la magia non sarà inferiore a quella dei succitati luoghi immaginari. Questa «calata» ha infatti pochissimo del canneto (è passata del resto da altri quattro nomi: chiasso dei Bellincioni, via di Sopra, e poi via dei Michelozzi e via dei Bonsi, al giungere di nuovi padroni) e tutto della città italiana medievale, ma non com’era, quanto piuttosto come la può immaginare il più ispirato dei poeti. La pittoresca successione di archi di mattoni, porticine e muretti carezzati da rampicanti a metà mattinata, quando muta la grana della luce solare, prende i contorni del sogno; tutto è così ameno che se gli si volesse trovare un difetto, è forse solo l’eccesso: il sospetto che l’intervento degli anni ’50 a cura del Comitato per l’Estetica Cittadina sia andato oltre la ristrutturazione per arrivare deliberatamente a questa «cartolina magica».