La falsa partenza della giunta Giani
Il presidente della Regione annuncia 7 nomi su 8, aspettando i renziani, e senza le deleghe
Eugenio Giani tiene aperta la porta per Italia Viva, a un passo dallo strappo. Indica solo sette nomi degli otto in giunta per recuperare i renziani. Antonio Mazzeo viene eletto presidente del Consiglio regionale, la leghista Susanna Ceccardi non si presenta in aula.
I territori Livorno e Massa escluse, ricompensate coi consiglieri delegati Anselmi e Bugliani
Italia Viva «era partita questa mattina con l’idea di mettersi all’opposizione, poi avete visto che abbiamo recuperato» e adesso «posso guardare al futuro di mercoledì con più ottimismo». Eugenio Giani ha annunciato la sua giunta, ma solo con sette nomi su otto. E senza deleghe. Perché nello scontro-confronto con Italia Viva, adotta la tecnica dal «festina lente», avanti con calma. Con molta calma, forse troppa. Giani è arrivato all’ultimo giorno, rinviando la prima seduta del Consiglio regionale di un’ora e sospendendola due volte per cercare l’accordo con Matteo Renzi. Ma ancora non è stata ricomposta la frattura. E così il presidente toscano lascia una casella vuota in attesa che oggi, o domani, si capisca se l’ultima offerta (delle numerose) mandate a Renzi sarà abbastanza «pesante», come chiedeva il leader di Italia Viva, per entrare in giunta.
Dei sette nomi, cinque erano ormai quasi certi: Alessandra Nardini, Monia Monni, Simone Bezzini, Leonardo Marras (Pd) e Serena Spinelli (Sinistra civica). Poi, Stefano Baccelli (consigliere uscente di Lucca non ricandidato dopo l’accordo tra Giani e il big del Pd Andrea Marcucci) e il pratese Stefano Ciuoffo, l’unico assessore uscente. Le deleghe non sono state indicate, ma pare Marras vada allo Sviluppo economico (prima che parlasse Giani, lo ha scritto su Facebook l’ex sindaco di Orbetello Luigi Bellumori), Simone Bezzini alla Sanità, Nardini vicepresidente della giunta, Spinelli al Sociale.
L’accordo con Italia Viva non è arrivato anche perché la segretaria Pd Simona Bonafè ha messo il veto a due ruoli che andavano bene a Renzi, cioè l’assessorato alla Sanità e la presidenza del Consiglio regionale (che poi è andata ad Antonio Mazzeo).
Perché senza quei due ruoli, saltavano tutti gli equilibri interni dei Democratici, quelli tra le componenti: lottiani, zingarettiani, riformisti vicino a Bonafè. E quelli tra i territori: con Livorno che per la prima volta da 30 anni resta a bocca asciutta, l’unica compensazione è per il piombinese Gianni Anselmi, consigliere delegato in giunta assieme a Giacomo Bugliani e Iacopo Melio: probabilmente tra 3 mesi, quando verrà cambiato lo Statuto regionale, i primi due saranno nominati sottosegretari alla presidenza come in Emilia Romagna. E c’è pure da trattare gli equilibri tra i big della preferenze, a partire dall’aretino Vincenzo Ceccarelli, assessore uscente, a lui il ruolo capogruppo. Tutto bene? No: e non solo perché da Palazzo Vecchio fanno notare che, dopo aver rinunciato alla giunta, ai due assessori candidati dal sindaco Dario Nardella non è toccato nessun ruolo in Consiglio. Anzi, sono andati a Mazzeo (pisano), Ceccarelli (aretino) e al vivaista Stefano Scaramelli, senese, nominato vicepresidente, il «calumet della pace», in zona cesarini, offerto dal Pd a Renzi in vista del nuovo confronto di oggi.
Giani si è già portato avanti, comunque, ha ipotizzato una giunta a nove, con una iniziativa di legge: «Secondo il richiamo alla legge nazionale gli assessori potrebbero essere nove e potrei utilizzarli più avanti quando questa legge potrà essere approvata». Ma ancora non ci sono le deleghe sicure, perché c’è da comporre il quadro con Italia Viva. Tra oggi e domani (quando tornerà a riunirsi il Consiglio regionale) ci sarà l’ultimo tentativo di confronto tra Pd e Italia Viva. Se l’ultima casella sarà occupata dai renziani, si dovranno riequilibrare le deleghe tra i restanti Democratici: le proposte delle Infrastrutture o del Bilancio (e fondi europei) non hanno convinto Italia Viva. Se alla fine i renziani decidessero di non entrare potrebbe scattare un posto per un altro Pd, a meno che Giani non voglia tenerlo per un o una tecnica (e compensare gli equilibri di genere).