Renziani dentro anzi no Il nodo della sanità che fa saltare il tavolo
Un mese dal voto, 35 ore di proposte e veti
Quando lo scorso sabato sera, intorno alle 23, Matteo Renzi conclude l’incontro con Eugenio Giani a casa sua, assieme al coordinatore regionale Nicola Danti, Italia Viva ha in mano l’assessorato alla salute della Toscana, la delega che movimenta l’80% del bilancio regionale. Quando la sera successiva Danti conclude un successivo incontro con il presidente toscano, la delega è diventata quella per le Infrastrutture, trasporti e governo del territorio. Ma ieri mattina, alle 10, il tavolo salta. Trentacinque ore di confronto fitto, con fibrillanti messaggi e telefonate, rimbalzate anche a Roma, non compongono lo strappo tra Pd, Giani e Italia Viva. E dietro ci sono pesi e contrappesi che non si bilanciano, territori che non vengono rappresentati, coalizioni che si slegano.
Sabato sera, Giani aveva strappato lui stesso, peraltro, rispetto al suo partito, proponendo a Renzi e Danti l’assessorato alla Sanità, uno dei due veti messi dalla segretaria Pd Simona Bonafè. Uno schema per avere «continuità», da affidare all’uscente Stefania Saccardi. Solo che lei non ci sta: lo aveva detto, mai più in giunta. Se la mossa di Giani aveva sorpreso il Pd, il nome proposta da Italia Viva come alternativa a Saccardi fa arrabbiare il Pd. Perché è una ferita aperta: Alessandro Cosimi, ultimo sindaco Pd a Livorno prima della sconfitta da parte del M5S. Così Livorno, già con un piede fuori dalla giunta, si arrabbia, il segretario Simone Rossi si era peraltro già dimesso. Cosimi ha però un curriculum di tutto rispetto, da medico che ha lavorato all’estero per l’Oms, è stato nel Consiglio superiore della sanità, è ancora in attività. Il rilancio dei renziani viene però respinto al mittente. Domenica sera Giani convoca Danti e cambia: per voi la delega alle Infrastrutture. Si lasciano con un «vediamo».
La mattina però porta alla rottura. Alle 10 Renzi è perentorio: un solo assessore per noi, con due eletti, e un assessore ai non eletti di Sinistra civica ecologista è inaccettabile. Meglio stare fuori. E come dice un big di Italia Viva passeggiando in piazza Duomo «a rompere le scatole siamo bravi». In maggioranza sì, ma a modo nostro, è il messaggio. Lo sanno anche a Roma, che si interessa più volte della Toscana: il governo ha già troppe fibrillazioni e scarsi numeri nei due rami del Parlamento.
Alle 11, in via Forlanini, alla Casa della cultura, il gruppo Pd incontra Bonafè e Giani, mentre parte un fitto colloquio Roma-Firenze per sanare lo strappo. Giani esce dalla casa del popolo alle 12,15 e ribatte: «Strappo? Quale strappo?». Il gruppo Pd si riconvoca in Palazzo Strozzi Sacrati, dove alle 13.52 esce Danti, dopo il terzo incontro con Giani. Ancora distanti e ancora colloqui telefonici, ancora aggiustamenti (mentre il Pd prova a sanare i contrasti interni per, almeno tra di loro, litigare il meno possibile). Il Consiglio regionale, convocato alle 15, si sposta alle 16. Giani incontra di nuovo Scaramelli e Saccardi, in ballo ci sarebbe la delega al Bilancio (e fondi europei). Non basta, si procede in Consiglio a votare Scaramelli vicepresidente e dopo che Giani ha presentato il suo programma, «anche se evito di entrare in dettaglio sui vari argomenti» dopo le 20 fa i sette nomi ma senza entrare nel dettaglio delle deleghe. Ci saranno altri incontri, altri telefonate. Per evitare lo strappo (che non ci sarebbe).
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