Corriere Fiorentino

CORONA E QUELL’ULTIMA AVVENTURA PER SALVARE IL MARCHIO VALLECCHI

- di Enrico Nistri

«Avrei potuto comprare il marchio della Vallecchi a un prezzo più basso, ma non ho voluto. So che qualcuno mi ha criticato, ma che importa? Rilevare la casa editrice che inventò il Novecento era stato il mio sogno fin da ragazzo, e i sogni non hanno prezzo». In queste parole, che rivolse a chi scrive, seduto a un tavolino delle Giubbe Rosse, alla fine del secolo scorso, c’è tutto Fernando Corona, il libraio, editore, mecenate, scomparso il 16 ottobre scorso, a 68 anni. Teramano di nascita, era fiorentino d’adozione, e come tanti non fiorentini amava la città del Giglio più dei suoi abitanti. I soldi che aveva fatto da agente Treccani li investì tutti in quella azzardosa avventura editoriale. L’azzardo consisteva nel fatto che tutti i precedenti tentativi di ridare vita a quel marchio editoriale — quello del 1981, con un pletorico comitato di direzione che comprendev­a persino Edoardo De Filippo, e quello di metà anni ’90, che pure portò alla pubblicazi­one di alcuni buoni titoli — erano naufragati miserament­e. Corona s’imbarcò in una coraggiosa iniziativa editoriale, coadiuvato da Umberto Croppi, versatile intellettu­ale che aveva conosciuto negli anni ’70, al tempo della Nuova Destra, e che poi era passato ai Verdi e alla Rete. Lui che aveva acquisito la casa editrice con un magazzino quasi inesistent­e non si limitò a rinnovare il catalogo e a ripubblica­re molti classici, comprese le famose «Scatole d’amore in conserva» di Marinetti, ma volle fare della Vallecchi un punto di riferiment­o per la città. Rilevò in via Panicale il pian terreno di un immobile in cui si trovava la prima tipografia del «Sor Attilio», e vi aprì un grande locale che serviva come spazio per presentazi­oni di libri, spettacoli, aperitivi. Il locale fu chiamato Bzf (o «Bizzeffe») dal nome del volume di «chimismi lirici» che Ardengo Soffici aveva pubblicato nel suo periodo futurista. Fu un’esperienza felice ma breve, un po’ perché la zona intorno a via Panicale conobbe nei primi anni del 900 un rapido degrado, un po’ perché il fiorentino tipo, quando si reca a una presentazi­one, è abituato ad approfitta­re del buffet e poi cerca di farsi regalare il libro.

Con i consigli di Croppi, la Vallecchi pubblicò molti libri fortunati e qualcuno meno, nato per inseguire l’attualità. Ma alcuni dei titoli usciti, a parte le riedizioni anastatich­e, basterebbe­ro a giustifica­re una vita, dai due fondamenta­li volumi del «Dizionario del Futurismo», al saggio «L’invenzione del Novecento, storia di Enrico Vallecchi e delle prime riviste d’avanguardi­a», a cura di Giampiero Mughini. I conti comunque non tornarono, anche in seguito a un incendio nel magazzino, e Corona fu costretto a chiudere l’azienda in cui aveva riposto tante speranze. In Italia, del resto, è più facile arricchirs­i vendendo fumo che libri. Il rammarico che gli rimase fu di non aver portato a termine l’operazione editoriale che da tempo ambiva: la ristampa anastatica dell’Universale, la rivista di Berto Ricci che lasciò il segno nella cultura italiana degli anni ‘30, anche su giovani «fascisti di sinistra» come Indro Montanelli.

Oggi le Giubbe Rosse sono chiuse a tempo indetermin­ato, la Vallecchi non c’è più e anche Armando Corona se n’è andato. E con lui il sogno, generoso quanto velleitari­o, di non far svanire il ricordo della casa editrice che era stata la capitale fiorentina della cultura, quando Firenze era ancora la capitale della cultura italiana.

 ??  ?? Nel 2007 Fernando Corona con l’allora Presidente Giorgio Napolitano
Nel 2007 Fernando Corona con l’allora Presidente Giorgio Napolitano

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy