La pedalata in salita di un padre e di un figlio
Il primo romanzo per ragazzi di Emiliano Gucci, per riflettere anche sul bullismo
Tra «costole di sedano verde, due carote e una rondella di zenzero» destinate a un estrattore che non sanno far funzionare, il diciassettenne Daniele e suo padre Enzo sono i protagonisti del nuovo romanzo di Emiliano Gucci, il primo per ragazzi, Con tutto il bene che posso, edito da Giunti, nella collana Arya, acronimo di Autori Romanzi Young Adult. «Il libro — come racconta Gucci — è apparentemente tutto al maschile; apparentemente perché i due, senza mamma Franca, divenuta il vero innesco della storia dopo essere andata via di casa, oltre all’estrattore, non sanno neppur far funzionare il loro rapporto». E così, padre e figlio, si trovano da lei costretti a trascorrere una settimana soli insieme, alla scoperta l’uno dell’altro e di sé stessi, ricominciando dalla passione che accomuna entrambi: la bicicletta.
I due personaggi, anche immortalati nella copertina mentre pedalano lungo stilizzate colline toscane, metafora forse delle forme femminili — agognate quelle di Rachele che non compare mai e neppure risponde ai messaggi, indesiderate quelle di Tamara, deluse quelle della semplice Maria — corrono in realtà su un fil rouge, quello del perdono, che ha inizio dal titolo. Gucci, infatti, spiega che i due «si impegnano, con tutto il bene e la volontà possibile, a rimediare agli errori del passato», errori in cui ognuno si può riconoscere, come un litigio con un fratello o un collega, oppure i primi fraintendimenti con le ragazze. Molto interessante è, invece, il modo in cui lo scrittore tratta i reiterati episodi di bullismo nei quali Daniele, il Daniele a cui il lettore si è affezionato, prende parte ma come carnefice insieme ad altri ragazzi. Piena di suspense e divertenti fraintendimenti è la scena in cui il protagonista, conscio di ciò che ha fatto e con le lacrime agli occhi, scende al «capolinea del 27», l’ospedale psichiatrico, per andare a trovare «Grande Guido» come veniva chiamato l’amico bullizzato. Gucci, pur non avendo figli, parla del suo giovane protagonista come se lo sentisse tale, proprio perché anche lui stesso si è sentito giudicato con uguali stereotipi: «Se un ragazzo si atteggia a bullo e prende delle sbronze seguendo il branco viene considerato stupido e debole mentre, in realtà, può essere anche sensibile. Io ho voluto raccontare un adolescente non come tutti ma, magari, come molti ovvero con tante sfaccettature».
Una storia rapida e scorrevole, come i ritmi dei giovani di oggi ma anche tenera, come quel ritrovato rapporto tra «babbo e figliolo».