Corriere Fiorentino

Al Museo del ‘900 le opere di Binion su razzismo e diritti

Apre oggi a Firenze la prima personale in Europa dell’artista afroameric­ano Da anni impegnato sui temi dei diritti civili e del razzismo presenta opere realizzate per questi spazi. In connession­e col Rinascimen­to e il secolo scorso

- di Loredana Ficicchia

Per leggere il senso delle opere di McArthur Binion, lo spettatore deve avvicinars­i, allontanar­si e poi nuovamente avvicinars­i al quadro, nel tentativo di decifrare la scrittura o la pittura. Ancora una sfida, ossia un progetto educativo, e sui diritti civili, per i visitatori del Museo Novecento, dove oggi si inaugura la mostra Modern Ancient Brown, a cura di Lorenzo Bruni. La prima cosa che l’artista afroameric­ano ci spiega è che anche le opere pittoriche, come le installazi­oni, possono essere site specific. Lo ha fatto mettendo mano alla pala d’altare della cappella rinascimen­tale situata al piano terra del Museo, dove ha inserito una grande opera astratta, che come un magma vivo condensa il suo Dna: elementi autobiogra­fici che vanno dalle pagine della sua rubrica telefonica alle fotografie ritrovate nei linciaggi razziali.

Sì, perché McArthur è un artista impegnato da decenni sul fronte dei diritti razziali tanto da costituire nel 2019 la Fondazione «Modern Ancient Brown» (titolo prestato alla mostra), impegnata nella sensibiliz­zazione dei giovani artisti sui temi della discrimina­zione. La rassegna messa su con la Galleria Massimo De Carlo, è parte del ciclo espositivo «Duel» voluto dal direttore artistico del Museo, Sergio Risaliti. Nelle altre sale del Museo, ecco 12 tavole su carta della serie Healing: work, che riprendono il tema della lunetta della pala d’altare, realizzate a inchiostro e a olio e le opere Altar: work I-XII — che riflettono sul limite e la materia del monocromo. Un intento che porta avanti dagli anni ‘70 con l’aiuto della filosofia della griglia pittorica posta in dialogo con elementi autobiogra­fici. «Siamo orgogliosi di questa mostra — dice Sergio Risaliti: McArthur Binion è una presenza di enorme significat­o in questo momento a Firenze, sia per i contenuti artistici, politici e civili del suo lavoro, sia per l’energia dispiegata in questi mesi così drammatici per la realizzazi­one di dipinti site specific».

Tornando nella cappella vale la pena seguire in video stralci del documentar­io della film-maker Marika Mairova dedicato all’artista, commission­ato per l’edizione di Art Basel di giugno 2020 rimandata causa Covid-19. Tutte le opere dell’artista riflettono la sua personale ricerca a un’alternativ­a all’arte minimalist­a. Gli interessa in particolar­e il gesto artistico che comprenda sia la pratica pittorica sia quella scultorea su cui ama inserire narrazioni intime e personali.

Lo spiega Lorenzo Bruni, il curatore, mostrando ad esempio la scelta di McArthur di far dialogare le opere della prima sala con la piccola ter

racotta Testa di donna di Marino Marini (1939), provenient­e dalla Raccolta Alberto Della Ragione, nell’esposizion­e permanente del museo. Quest’ultima ha colpito Binion per la sua particolar­e fragilità, molto distante dai monumenti equestri da lui visti in precedenza, e per quel gesto dell’artista toscano di incidere la creta dando vita ai capelli, unica parte che umanizza la «testa».

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 ?? (foto: Cambi/Sestini) ?? Da sapere Apre oggi al pubblico «Modern Ancient Brown» (fino all’11 febbraio 2021) dell’ artista afroameric­ano McArthur Binion, a cura di Lorenzo Bruni, organizzat­a in collaboraz­ione con la galleria Massimo De Carlo, Milano/Londra /Hong Kong Accanto l’artista
(foto: Cambi/Sestini) Da sapere Apre oggi al pubblico «Modern Ancient Brown» (fino all’11 febbraio 2021) dell’ artista afroameric­ano McArthur Binion, a cura di Lorenzo Bruni, organizzat­a in collaboraz­ione con la galleria Massimo De Carlo, Milano/Londra /Hong Kong Accanto l’artista
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Le sale della mostra al Museo Novecento con le opere dell’artista che interagisc­ono con gli spazi museali
Gallery Le sale della mostra al Museo Novecento con le opere dell’artista che interagisc­ono con gli spazi museali
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