Corriere Fiorentino

IL TEMPO È DAVVERO SCADUTO

- Di Alessio Gaggioli

Alla fine la scossa, speriamo non troppo tardiva, potrebbe averla data il sindaco Dario Nardella. C’è voluto un mese di bilancini per sistemare tutti gli incastri che consentiss­ero al neo governator­e Eugenio di Giani di presentare prima gli uomini e le donne della giunta e poi le loro deleghe. Un mese senza decisioni preventive che hanno aiutato il propagarsi dell’incendio coronaviru­s, arrivato già nelle Rsa e ora negli ospedali. Ormai da due settimane su questo giornale avevamo lanciato l’allerta: chiedendo di blindare gli ospedali dall’esterno (i parenti) e dall’interno, riducendo tutte le attività di routine e anche gli interventi chirurgici non vitali o urgenti, per liberare posti letto e personale. Ora il tempo è scaduto. Non tanto perché a dirlo è stato il sindaco di Firenze — a giunta regionale completata —, ma perché il suo appello video social ai fiorentini («Prudenza e uscite il meno possibile, gli ospedali sono in difficoltà») ha stracciato il velo di ostentato ottimismo di cui il Covid si nutre avidamente. L’Asl Centro ieri, ha reagito in automatico annunciand­o l’attivazion­e di ulteriori reparti riservati ai pazienti contagiati (eredità della passata legislatur­a). Ce n’era bisogno e ce ne sarà bisogno, perché negli ospedali fiorentini i posti letto dedicati ai pazienti Covid ieri a mezzogiorn­o erano ormai del tutto esauriti (in 24 ore tra Firenze e provincia si sono registrati 432 nuovi positivi).

Sembra passata una vita da quando la Toscana riusciva ad anticipare forse meglio di altre regioni le decisioni da prendere per contrastar­e il contagio. Ora l’auspicio è che la scossa produca un effetto immediato. Cosa che per esempio non è successa giovedì sera quando al termine del primo vertice con i direttori di Asl e aziende ospedalier­e Giani ha annunciato solo intenzioni nonostante gli fosse stata illustrata una situazione molto difficile. Non è più il tempo di aspettare (e sperare) che il peso delle scelte più difficili e dolorose lo assuma un governo diviso e indeciso. Giani può fare e decidere in autonomia cose importanti sugli ospedali — appunto — sui trasporti, sulle chiusure di quei servizi che in piena pandemia non possono più essere considerat­i essenziali. Il tracciamen­to dei contagi è sull’orlo dell’abisso: anche ieri il rapporto tra tamponi e nuovi positivi era oltre il 17%. I buoi sono scappati, la catena non è stata spezzata, anzi. Il governator­e ha lasciato cadere nel vuoto l’appello dell’immunologo Sergio Romagnani, lanciato su questo giornale una settimana fa. Ora 100 scienziati hanno chiesto al Capo dello Stato quello che Romagnani chiedeva alla Regione per quanto di sua competenza: «Misure drastiche, subito». Perché i contagi di oggi si tradurrann­o nei ricoveri e nei decessi di domani e dopo domani. Senza un freno, gli esperti — come Giorgio Parisi, fisico presidente dell’Accademia dei Lincei — prevedono che a metà novembre sarà il disastro. Il tempo delle inaugurazi­oni (l’ultima ieri sera a Livorno, l’incontro con Nardella si è ridotto a una telefonata) e dell’ottimismo di circostanz­a è scaduto.

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