Casagli e la lettera dei professori «Anche la Toscana si muova»
Il geologo fiorentino è uno dei cento firmatari, con il rettore della Normale Ambrosio, dell’appello a Mattarella e Conte Le richieste: didattica a distanza dai 16 anni, stop a spettacoli ed eventi sportivi
È tra gli oltre cento scienziati che hanno firmato l’appello al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e al presidente del consiglio Giuseppe Conte, chiedendo misure drastiche nei prossimi 2 o 3 giorni per evitare centinaia di decessi al giorno per Covid-19. Nicola Casagli, docente di geologia applicata dell’Ateneo fiorentino, ha sottoscritto il documento assieme, tra gli altri al rettore della Normale di Pisa, Luigi Ambrosio, a Fernando Ferroni, ex presidente Istituto Nazionale Fisica Nucleare, all’economista Gianfranco Viesti, dell’Università di Bari, al geologo Carlo Doglioni, presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, all’astronoma Alessandra Celletti, vicepresidente dell’Agenzia per la valutazione della ricerca, ad Enzo Marinari, della Sapienza di Roma.
«Prendere misure efficaci adesso serve proprio per salvare l’economia e i posti di lavoro — sottolinea l’appello — Più tempo si aspetta, più le misure che si prenderanno dovranno essere dure, durare più a lungo, producendo un impatto economico maggiore. È per questo che il contagio va fermato ora, con misure adeguate». Il professor Casagli, appena terminata una videoconferenza, conferma. «Il senso del documento è che servono provvedimenti ora, sabato o domenica al massimo, sia dallo Stato che dalle Regioni. Il Dpcm del 18 ottobre è stato troppo blando e, se non si interviene, a metà novembre il sistema sanitario italiano sarà al collasso. Il documento — spiega il docente — è nato alla luce delle stime del fisico Giorgio Parisi, dell’Università Sapienza di Roma, che spiega che senza un cambio di passo si potrà arrivare a 400-500 morti il giorno e noi scienziati e ricercatori abbiamo fatto nostre le sue preoccupazioni». Casagli sottolinea che parla a nome personale e non dell’Ateneo, e sulle misure da prendere che l’appello non specifica dice: «Ancora non siamo al punto di dover prevedere un lockdown generale per tutto il Paese, ma occorre fare di tutto per garantire il distanziamento sociale: quindi tutti coloro che possono devono fare smart working, certo non i fornai o chi raccoglie i rifiuti, e i ragazzi dai 16 anni devono fare didattica a distanza. Va tolta più gente possibile dalla strada, perché poi tornano a casa e diventano sorgente di focolai. Vanno chiusi anche gli eventi pubblici, sportivi e cinema e teatri». In Toscana, servono chiusure o coprifuoco? «Il coprifuoco non mi pare efficace, lo hanno adottato in altri Paesi ma non limita i contagi. Per il resto il governatore Eugenio Giani ha più elementi di me per decidere. Di
❞ Il documento è nato dalle stime del fisico Parisi, secondo cui o si fa qualcosa o si rischiano 4-500 morti al giorno
certo vanno protetti gli ospedali, che i colleghi mi dicono sono già sotto pressione, come Careggi, perché se diventano inaccessibili è un problema per tutti, per ogni malato e per le loro famiglie». E sulle Regioni aggiunge: «È giusto prendere misure diversificate, l’epidemia non ha lo stesso “peso” su tutti i territori, forse anche il lockdown nazionale di marzo non è stato giusto, ma se una Regione prende provvedimenti bisognerebbe limitare la mobilità verso altri territori di chi ci abita». Casagli chiude con una nota di speranza: «I giovani non sono impauriti, sanno cosa si deve fare. I miei studenti sono i primi a dirmi che possono fare didattica a distanza, che mi consigliano cautela. Anche per questo prima si interviene meglio è. Domani è tardi».