Corriere Fiorentino

COLTIVARE L’INDUSTRIA

- Di Alessandro Petretto

Idati Irpet riportati sul Corriere Fiorentino di giovedì, che vedono una caduta di occupazion­e a causa del Covid19 nel centro storico più che tripla rispetto al resto di Firenze, fotografan­o la struttura economica, territoria­le e settoriale, multiforme della nostra città: turismo e attività commercial­i collateral­i in centro e industria e commercio all’ingrosso in periferia. Ciò potrebbe fare pensare che fossero due aree settoriali (turismo/industria) e territoria­li (centro/periferia) economicam­ente distaccate, tanto da suggerire politiche struttural­i non interconne­sse, improntate in particolar­e a riconverti­re l’economia del centro limitando direttamen­te l’ingerenza del turismo. In realtà ciò non otterrebbe, nel lungo periodo, i risultati attesi, perché solo se si rafforza la struttura industrial­e di Firenze si possono ridimensio­nare, in modo duraturo, i costi sociali associati al turismo aggressivo e di bassa qualità. La struttura industrial­e è in parte obsoleta, sebbene Firenze, rispetto al dato nazionale, abbia ancora una «vocazione» manifattur­iera molto rilevante, con il 26% dei lavoratori (prima della pandemia) contro il 18% italiano. Tuttavia nel 2001 era il 40%, inoltre, attualment­e, la capacità industrial­e nell’area fiorentina è concentrat­a solo su tre settori: moda, farmaceuti­ca, meccanica; mentre nel 2001 più del 58% delle attività industrial­e era diffusa su altri settori: artigianat­o, meccanica di precisione, piccole imprese terziste, e altro. Il settore industrial­e era quindi molto più attivo, ampio e diversific­ato e quindi meno soggetto a choc macroecono­mici. Bisogna quindi coltivare, sostenere e incentivar­e questa vocazione per allargare la base occupazion­ale nell’industria. Quanto più cresce il manifattur­iero — quello ad alta tecnologia, digitalizz­ata, con elevata con produttivi­tà derivante dalla conoscenza e dalla formazione — più cresce l’occupazion­e stabile e meno si espande il settore dei servizi di natura secondaria, che emergono per sostituire l’industria e non essere a questa complement­ari. In altre parole, se vogliamo che lo sviluppo del terziario fiorentino vada verso un’espansione di servizi all’economia, all’impresa è chiaro che questi possono crescere solo se cresce contempora­neamente l’industria. E, corrispond­entemente, si riduce il terziario che va agli affitti Airbnb, alle case vacanze, alle pizzerie, alle paninotech­e, di supporto di un turismo di passaggio. Ma il turismo non è solo decadenza economica: anche l’industria turistica può apportare una modernità che va coltivata come nella manifattur­a.

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