Corriere Fiorentino

Il doppio binario del gallerista

- Di Luca Scarlini

Curt Valentin aveva un legame con la Toscana che passava dalla sua collaboraz­ione con Marino Marini, di cui aveva sostenuto fortemente la carriera a New York negli spazi della sua galleria, organizzan­do la sua prima grande retrospett­iva. Un suo ritratto a firma dell’artista pistoiese si trova infatti nelle collezioni del MOMA a New York. Nato ad Amburgo, aveva lavorato a Berlino presso l’importante Galleria Flechteim e poi alla libreria Bucholz, di cui aveva perpetuato il nome, dopo essere andato in esilio negli Stati Uniti nel 1937. Di famiglia ebraica, si votò al contempora­neo, spesso impegnando­si per difendere le opere d’arte che il regime nazista reputava entartete, ossia degenerate, di cui spesso favorì l’arrivo dall’altra parte dell’oceano. Eppure il suo profilo era assai controvers­o: la sua attività statuniten­se si svolgeva, malgrado il suo apparente ruolo di difensore delle avanguardi­e germaniche, sotto la tutela del Reich, che faceva passare attraverso quel canale opere che non avrebbe potuto vendere alla luce del sole, ottenendo così danaro da investire nelle vicende belliche. Il gallerista, il cui profilo nel tempo si è fatto sempre più controvers­o, vendeva alla collezione Guggenheim e al MOMA: molte di quelle opere sono oggetto di ricerca per comprender­e se nella loro vendita vi siano state irregolari­tà. Valentin morì a Forte dei Marmi nel 1954, nel corso di una visita al suo amico e artista Marino Marini.

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