Lui e Francesco
La rapidissima ascesa dell’arcivescovo di Siena Lojudice. «La mia nomina? Inattesa»
L’ascesa di Lojudice, in soli cinque anni da parroco a cardinale
Quando domenica all’Angelus il Papa ha annunciato la nomina di tredici nuovi cardinali, l’arcivescovo di Siena Paolo Lojudice era incollato alla tv. Mai e poi mai avrebbe immaginato che Francesco avrebbe pronunciato anche il suo nome. «Ecco i 13 nuovi cardinali: mons. Gresch, mons. Semeraro …mons. Augusto Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena, Colle Val d’Elsa, Montalcino…», scandisce il Papa e i fedeli radunati in piazza San Pietro applaudono.
«Una nomina totalmente inaspettata», commenta monsignor Lojudice. «E pensare che qualche giorno fa mi ha fatto l’onore di ricevermi, si è parlato di una sua visita a Siena, il Papa è un grande ammiratore di Santa Caterina, ma sulla mia nomina nessun accenno»,
Tra due anni Quando Betori andrà in pensione , toccherà a lui guidare la conferenza episcopale
racconta.
La nomina di Lojudice a cardinale rafforza i mutamenti portati dal nuovo Papa nella Chiesa toscana. C’è chi ipotizza che all’ arcivescovo di Siena sarebbe stata assegnata la berretta cardinalizia in vista di un possibile trasferimento a Firenze quando tra due anni il cardinale Giuseppe Betori raggiungerà i 75 anni, l’età della pensione. Anche se, intervistato da Siena Tv, monsignor Lojudice ha teso a smentire questa ipotesi: «Papa Francesco ha fatto cardinali che sono rimasti nella propria diocesi, e tutto mi fa pensare che farà così anche con me. Sono arrivato a Siena poco più di un anno fa, sarebbe strano che mi chiedesse un trasferimento adesso a lavoro appena iniziato», ha spiegato.
Anche se dovesse rimanere a Siena però il neo cardinale è destinato, una volta che Betori andrà in pensione, a prendere il suo posto alla guida della Cet, la conferenza episcopale toscana. Circostanza che non potrà non incidere nella linea pastorale e ecclesiale della Chiesa toscana sempre più «bergogliana». Da quando è diventato Papa, il 13 marzo 2013, Francesco ha infatti nominato nella nostra regione sei nuovi vescovi in sintonia con la sua idea di Chiesa. Oltre a Lojudice, sono stati scelti Paolo Giulietti, 56 anni, ex vicario di monsignor Gualtiero Bassetti a Perugia, alla guida della diocesi di Lucca, il pavese Andrea Migliavacca, 53 anni, a quella di San Miniato, monsignor Giovanni Roncari, 70 anni, francescano di Firenze, è stato destinato a Sovana, Pitigliano e Orbetello, il biblista Roberto Filippini, 71 anni, a Pescia, e l’ex parroco di Rignano Giovanni Nerbini, 66 anni, a capo della diocesi di Prato. Sei nomine che riflettono la «Chiesa in uscita», di cui Papa Francesco parlò al convegno ecclesiale, tenutosi a Firenze nel novembre del 2015: «Voi uscite per le strade e andate ai crocicchi: tutti quelli che troverete, chiamateli, nessuno escluso. Soprattutto accompagnate chi è rimasto al bordo della strada, zoppi, storpi, ciechi, sordi. Dovunque voi siate, non costruite mai muri né frontiere, ma piazze e ospedali da campo», disse Bergoglio ai convegnisti presenti.
Nato a Roma il 1 luglio del 1964, ordinato sacerdote a 25 anni, monsignor Lojudice è forse in Italia uno degli interpreti più fedeli dell’idea bergogliana della Chiesa in uscita. Quando nel 1997 diventa parroco a Tor Bella Monaca, periferia degradata della capitale, si mette a visitare casa per casa: «Ho voluto conoscere chi c’era, da lì si comincia. Le persone non vengono da te, devi andarle a trovare», spiega. E inizia a occuparsi degli ultimi. Dai tossicodipendenti alle ragazze schiave sulla strada. Dai senza fissa dimora ai rom e ai sinti. Anche da vescovo ausiliare di Roma va spesso nei campi rom e si batte pubblicamente contro gli sgomberi.
Il «prete dei rom» Per Papa Francesco è il giusto interprete della Chiesa aperta L’impegno per gli ultimi
Secondo monsignor Lojudice, «l’unico modo è integrare i rom in un meccanismo che preveda piccoli pezzi di terra di 1.000-1.500 metri quadrati per due o tre nuclei familiari», spiega.
Il Papa segue e apprezza l’operato del prete dei rom, come viene ribattezzato monsignor Lojudice, e lo nomina nel 2015 vescovo ausiliare di Roma e nel maggio del 2019 arcivescovo di Siena. Nel saluto ai suoi fedeli romani rivolge una menzione particolare «al popolo rom della città di Roma, in un momento storico molto delicato, in cui il rischio di discriminazione sociale è molto alto, anche all’interno della Chiesa». Una carriera folgorante, quella di Lojudice. In cinque anni da parroco a cardinale. Da Roma alla Toscana, «una regione di eccellenze da esportare», la definisce in un’intervista al Corriere Fiorentino.