Corriere Fiorentino

«Noi, i dimenticat­i dello spettacolo»

Un attore, un musicista, una parrucchie­ra di scena, un fonico: 4 storie, la stessa paura

- Di Edoardo Semmola

Lavorano sul palco, o dietro. Un attore, un musicista, una truccatric­e, un fonico: quattro storie tra i 16.674 lavoratori toscani del mondo della cultura nell’anno peggiore della loro vita. Dal lockdown di primavera a quello di adesso. Storie di chi ha perso tutto o sta per perderlo, a causa del Covid e delle scelte di chi governa. Di chi non ha più un lavoro, una vita, una prospettiv­a d’uscita.

Marilù Sasso è due volte nei guai. Perché lavora in questo mondo abbandonat­o a se stesso, quello dello spettacolo. E perché il suo mestiere non può prescinder­e dal contatto fisico: fa la parrucchie­ra. In teatro, al Maggio soprattutt­o.

Com’è la vita di una parrucchie­ra del Maggio, di questi tempi?

«Fino a ieri vivevamo alla giornata con la paura ogni istante che richiudess­ero di nuovo i teatri. Ora è successo. Nessuno ci può dare orizzonti in cui sperare. Se non torniamo a regime entro marzo-aprile non ci sarà nessun futuro. Non potevo più vivere solo di Maggio nemmeno prima, perché da libera profession­ista sono appesa a contratti a prestazion­e. Al Maggio sono a chiamata da un decennio e ora spingono per tenerti il minor tempo possibile».

In che senso «spingono»?

«Si fanno sempre meno prove, le ore di lavoro sono sempre meno. Prima per i coristi era obbligator­io passare dal trucco e parrucco prima di salire sul palco. Ora è diventato facoltativ­o».

Come sbarca il lunario?

«Al mattino la lirica, al pomeriggio un spot. Come capita. Vengo da un set a Roma per un film horror di serie B italo-spagnolo: cinque settimane di lavoro, vissute col terrore».

Terrore del Covid?

«Non tanto di ammalarmi, la paura che lo prendesse qualcuno, chiunque: avrebbe bloccato tutto. E addio paga».

Di quanto è calato il suo lavoro?

«Di oltre la metà nel complesso. Ma al Maggio di cinque volte».

Come si fa a fare la parrucchie­ra al tempo del Covid?

«Con visiera in plexiglass, muta in tnt, mascherina, guanti di lattice. Mi devo concentrar­e sui dettagli e a volte neanche li riesco a vedere, i dettagli».

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