Corriere Fiorentino

«Due mesi di tempo, il solo asporto non ci può salvare»

- Antonio Passanese

«Non chiediamo aiuti. Chiediamo che ci facciano lavorare». Angelo Taddio, uno dei 4 titolari del Pizzaiuolo di via dei Macci, in questi mesi per tenere aperto il locale ha dovuto tenere a casa i suoi 7 dipendenti che da luglio attendono la cassa integrazio­ne: «Una decisione sofferta ma necessaria, per contenere le spese. L’unico che non ha mai smesso di lavorare è il pizzaiolo. Io e i miei soci ora ci occupiamo di tutto, dalla cucina al servizio ai tavoli fino alle pulizie». E ora con la chiusura alle 18? «È un problema enorme, la maggior parte degli incassi li facciamo a cena. L’asporto non ci aiuterà ad andare avanti. Angelo ha rilevato l’attività nel 2000 e prima del lockdown gli affari andavano a gonfie vele. Poi la chiusura e i decreti successivi hanno quasi vanificato 20 anni di lavoro. «La cosa che mi fa più rabbia è che per tutta l’estate chi ci governa, insieme a molti scienziati, ha continuato a ripeterci che il virus stava scomparend­o. Hanno tollerato assembrame­nti e gente senza mascherina e ora ne paghiamo le conseguenz­e. Qui in piazza Sant’Ambrogio e in Borgo La Croce c’è stato il delirio fino a una settimana fa senza fare una sola multa. Correre ai ripari ora non serve a nulla, solo ad uccidere quegli imprendito­ri che hanno fatto di tutto per tenere alzato il bandone». Spendendo migliaia di euro: «Io sono ottimista e spero che da fine anno si possa tornare alla normalità. Se così non fosse ragionerem­o sulla chiusura».

Angelo Taddio I dipendenti erano già a casa e da luglio aspettano la cassa integrazio­ne. Sono infuriato con chi ha detto che il virus stava scomparen do e con chi ha tollerato gli assembrame­nti

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