Uno spettacolo sull’orlo del baratro «Questo blocco sarà ancora peggio»
Il nuovo «lockdown» di teatri e cinema mette a rischio il futuro di oltre 16 mila lavoratori e cancella circa 100 milioni di entrate
Otto mesi di palcoscenici e musei vuoti alle spalle. E una fine 2020 che si presenta uguale se non peggio. Otto mesi di disperazione per i 16.674 lavoratori del campo della cultura in Toscana, di cui solo il 30% a tempo indeterminato. Senza vedere un futuro, senza garanzie. E adesso una nuova chiusura con cui fare i conti.
Non siamo ancora agli estremi inglesi dello spot Rethink, Reskill, Retrain in cui in pratica il governo «consiglia» agli artisti di rifarsi una vita. Siamo ad altri tipi di estremi. Quelli della soglia di sopravvivenza. Della miseria in molti casi. Chi lavora nella cultura sta vivendo l’anno più drammatico. I dati Cinetel raccontano che dal primo marzo al 30 settembre del 2019 le 139 sale cinematografiche presenti in Toscana avevano incassato 21 milioni e 570 mila euro a fronte di 4 milioni e 520 mila spettatori. Nello stesso periodo, quest’anno, l’incasso è stato di 2 milioni e 30 mila e le presenze 308 mila. Per l’Irpet il Covid ha provocato il blocco totale delle attività per il 70% dei 195 tra teatri e sale da concerti, i 4 mila tra musicisti, cantanti e direttori di orchestra, 1.700 tra attori, registi e sceneggiatori, 2.400 tra tecnici e maestranze e 1.400 impiegati nel comparto cultura. E per il 90% di quelli di ambito cinematografico. In media ogni soggetto ha perso 13 mila euro, a fronte di 6 mila euro di costi comunque sostenuti. La stima è quella di una perdita di 103 milioni di euro, pari all’89% del volume di affari annuale.
Quelli dello spettacolo sono mestieri che non possono contemplare lockdown o intermittenza. «La continuità è sopravvivenza» spiega Beatrice Magnolfi che osserva il settore da una triplice posizione di riguardo: come presidente della Fondazione Toscana Spettacolo, di Toscana Federvivo (l’associazione di categoria dello spettacolo dal vivo) e del Politeama di Prato. «Il danno economico lo calcoleremo nel 2021 ma il blocco delle attività di novembre sarà peggiore rispetto al primo lockdown perché interviene dopo tanti investimenti fatti». La Fondazione che gestisce la più vasta rete di teatri nei territori e nei piccoli Comuni, dalle Apuane alla Valtiberina, è stata costretta ad annullare 230 spettacoli e 43 laboratori dall’inizio della pandemia. La Regione Toscana ha finanziato con 450 mila euro 25 festival di varie discipline in tutto il territorio. Per questo motivo sono pochi quelli che a causa del Covid hanno rinunciato all’edizione 2020. Pochi ma significativi: Mercantia a Certaldo per esempio, oltre ai grossi festival musicali che si basavano su major come Live Nation e Friends and Partners, colossi che hanno preferito non sottostare alle condizioni e restrizioni della pandemia. Pistoia Blues è tra questi. Ma la città ha sopperito a questa mancanza affidandosi ad attori diversi e creando un festival parallelo. Firenze Rocks è un altro esempio, perché dipende da Live Nation. Rimandato al 2021. Il nuovo Dpcm farà saltare l’allestimento di Madame
Butterfly al Maggio dove le alzate di sipario sono state 70 da inizio anno a fine settembre. «Saranno circa un terzo degli anni precedenti alla fine del 2020 — spiega il direttore amministrativo Enrico Peruzzi — con un decremento di 15-16 mila giornate di lavoro». Il paradosso è che «il Teatro se sta chiuso non perde soldi perché i contributi pubblici coprono i costi fissi». Se apre li perde. La musica «di base» non sta meglio. Prendiamo Music Pool per esempio, che significa la vecchia gloriosa Arci che in altri tempi marciava ad alto ritmo. «Di 80 concerti jazz programmati nel 2020 — dice Gianni Pini — ne abbiamo fatti 55, e di 900 giornate lavorative programmate siamo scesi a 500». E poi gli spettatori: «Erano 27 mila, ora 10 mila».
Per la prosa prendiamo ad esempio il Teatro di Rifredi. Da 4.933 giornate lavorative nel 2019 si è passati alle 3.700 del 2020 compresa la previsione fino a fine anno che non teneva conto del nuovo blocco appena varato. Da 93 recite a 48. Da 27.635 spettatori a 15.050.
Per rendere ancora più penosa la disamina chiediamo aiuto all’Irpet: «Il blocco totale fino a fine anno sarebbe pari a una perdita di 145 milioni di euro di entrate museali (93% del totale annuale), 103 milioni di entrate per lo spettacolo dal vivo (89% del totale annuale) e 37 milioni di entrate delle sale cinematografiche (74% del totale annuale)».