Corriere Fiorentino

«A 52 anni ho chiesto aiuto a mio padre per la prima volta Ma se ti fermi sei finito»

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Gianfilipp­o Boni ha 52 anni e una figlia da mantenere. Da quando ne aveva 18 fa il produttore musicale e il pianista: band, cantautori, matrimoni, pianobar, eventi privati.

Come possiamo definire il suo 2020?

«Ho visto da un momento all’altro spezzarsi l’incantesim­o di una stagione che stava decollando: mai così tante serate in calendario, idee, voglia di fare. Poi, dalla sera alla mattina, di 45 serate fissate non ne era rimasta mezza».

Si sarà rifatto con il lavoro in studio come produttore.

«La mancanza di spazi per i live ha avuto anche un effetto a cascata sul lavoro in studio».

Quanto ha suonato quest’anno?

«Alla fine di questa estate ho avuto solo 8 serate. La media annuale era di 60. A novembre ne avevo altre 5, da Como a Crotone. Una follia di strada per pochi soldi, ma almeno era un investimen­to perché più concerti fai e più ti chiamano i locali, le agenzie per i matrimoni, le feste. Se ti fermi caschi in una depression­e devastante».

E ora?

«La grande scommessa sarà uscire psicologic­amente dai quattro mesi che ci attendono. E poi sperare. Non mi è mai successo di trovarmi nella melma così».

Nel futuro cosa vede?

«Resisto: con il 90% delle date fermate e rimandate di 12 mesi, la primavera prossima è la dead line di questo lavoro: se dovessero saltare anche quelle non so più cosa inventare».

Si è fatto un po’ di conti in tasca?

«In tasca mi è arrivata una quantità di soldi cinque volte inferiore della media degli anni precedenti e per la prima volta ho dovuto chiedere aiuto a mio padre per non scendere sotto la soglia di sopravvive­nza».

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