Corriere Fiorentino

«A luglio ho lavorato solo con due chiese L’aiuto dello Stato? Per loro sono artigiano»

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Chiunque sia salito su un palco a Firenze conosce Andrea Tamassia. Che tu sia attore, musicista, dj, dietro al mixer trovi quasi sempre lui, da 40 anni. Ora ne ha 60, un veterano.

Tamassia, aveva mai visto una crisi del genere?

«Dal 2010 la crisi della musica mi ha fatto perdere il 50% degli d’affari. La pandemia mi ha dato un ulteriore colpo: a marzo, appena prima del lockdown, ero a lavorare al conservato­rio per gli esami, tre giorni di lavoro con party finale...».

Un party proprio nel momento di maggior rischio di esposizion­e?

«Non so se ho preso o no il virus, non mi hanno mai fatto il tampone, ma quella sera sono tornato a casa con la febbre ed è durata tre giorni».

Non ha fatto in tempo a guarire...

«Che in 24 ore ho ricevuto le disdette di tutti gli spettacoli in corso: 15 tra marzo e aprile. A maggio e giugno lavoro zero. Solo un paio di chiese che per il Covid avevano bisogno di amplificar­e le messe all’aperto». Spettacoli veri?

«Il primo è stato il 6 agosto: una serie di concerti in Sinagoga, poi un Ferragosto sull’Appennino. A settembre sono tornato a circa il 70% del lavoro sull’epoca pre Covid».

E adesso?

«So che tutti questi provvedime­nti servono a non far muovere troppo le persone, non me la sento di fare le vittima. Ma il fatturato 2020 sarà circa un terzo di quello del 2019: se avessi avuto un mutuo da pagare, sarebbe stato da buttarsi nel fiume».

Si aspetta aiuti dallo Stato?

«Quando si parla del dietro le quinte dello spettacolo lo Stato pensa sempre al tizio che monta i tralicci e avvita i bulloni sul palco di Tiziano Ferro. Io invece figuro come artigiano, non sanno come inquadrarm­i».

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