TUTTO RAFFAELLO LEONE X SENZA PIÙ SEGRETI
Dopo la mostra al Quirinale il Papa dei Medici è tornato a Palazzo Pitti. Una mostra speciale racconta il restauro dell’Opificio e le indagini scientifiche. Nessun dubbio: le figure dei cardinali sono autografe. Schmidt: pochi visitatori, il distanziament
Con indosso un mantello di velluto color porpora, Papa Leone X, in posa davanti al cavalletto di Raffaello, i due cardinali Luigi de’ Rossi e Giulio de’ Medici, li ha sempre avuti al suo fianco. Il restauro eseguito all’Opificio delle Pietre Dure di Firenze dopo aver rintracciato la «trama» del disegno preliminare, mette definitivamente a tacere le ipotesi di alcuni studiosi secondo cui i due cardinali sarebbero stati aggiunti successivamente e da altre mani.
Torna a casa, a Palazzo Pitti il dipinto eseguito nel 1518 dal geniale architetto-pittore, dopo essere stato di recente in mostra alle Scuderie del Quirinale per i cinquecento anni dalla morte dell’artista insieme ad altri importanti capolavori. Un successo ripagato dal Quirinale, attraverso Lottomatica, con l’integrale finanziamento del restauro iniziato nel 2017.
Da oggi, smagliante per nitidezza e profondità, sarà possibile vederlo nella Sala delle Nicchie della Galleria Palatina a Palazzo Pitti, nel luogo dove — osserva il direttore delle Gallerie, Eike Schmidt — è massima la concentrazione di dipinti di Raffaello. Il restauro diretto da Cecilia Frosinini, con la supervisione del soprintendente Marco Ciatti e una squadra di specialisti, regala al visitatore anche sensazioni tessili: il rosso declinato nel velluto, nella seta degli abiti delle tre figure, ma anche degli ornamenti di pesante cotone della tappezzeria, è descritto nel dipinto con la consueta tecnica immediata, sicura e precisa nelle finiture, che ha sempre connotato le opere dell’artista urbinate. Il pontefice si trova al centro del dipinto, seduto su una sedia decorata in rosso con in mano un occhiale contornato d’oro e le dita che sfiorano un messale aperto (una lussuosissima Bibbia conservata oggi al Kupferstichkabinett di Berlino) accanto a una campanella finemente decorata. Alle spalle del pontefice vi sono poi i due cardinali. Sullo sfondo, a sinistra, si intravedono nell’ombra alcune architetture. Il dipinto di Raffaello giunse a Firenze ai primi di settembre del 1518, in tempo per esser esibito sulla tavola del banchetto nuziale del nipote di Leone X, Lorenzo de’ Medici, duca di Urbino, convolato a nozze con Madeleine de la Tour d’Auvergne. L’allestimento della mostra, Raffaello e il ritorno del Papa Medici restauri e scoperte, a cura di Marco Ciatti e di Eike Schmidt, aperta al pubblico fino al 31 gennaio 2021, (poi il Leone X troverà collocazione nella Sala di Saturno insieme ai ritratti di Papa Giuli II e del Cardinal Bibbiena) documenta il complesso restauro e le numerose analisi scientifiche effettuate sull’opera. Spiega il soprintendente Marco Ciatti: «Il bagaglio di conoscenza della tecnica di Raffaello ha
avuto molto peso nel restauro del quadro dove sono stati eliminati strati di precedenti interventi». L’esigenza di distanziamento dovuta alla diffusione del Covid non è certo un problema per il direttore degli Uffizi più preoccupato dell’emorragia di visitatori, oltre i 2/3 rispetto al passato. «Nelle sale — dice — si aggirano pochi visitatori per volta. Complessivamente duemila durante la giornata negli ultimi weekend». Dal 3 novembre, una nuova mostra alla Gallerie, Imperatrici, matrone, liberte.Volti e segreti delle donne romane, a cura di Novella Lapini.