Ore 18, città deserta Ristoratori in piazza contro il coprifuoco
Domani un’altra protesta in centro, poi la marcia del 4 novembre «Il settore è condannato a morte, aprire la Ztl dalle 12 alle 14»
Ore 18, nelle città deserte chiudono ristoranti e locali e in diverse città della Toscana va in scena la protesta degli operatori del settore. A Firenze in piazza della Repubblica manifestano in cento. Stessa cosa a Viareggio e a Lucca. I ristoratori contestano l’ultimo Dpcm del governo e preparano nuove iniziative di protesta: domani in piazza Duomo, il 4 novembre la marcia verso Roma.
Città deserte dopo le 18, giù le serrande, su le proteste: «È una condanna a morte». La bocciatura senza appello di ristoratori e commercianti toscani riguardo l’ultimo Dpcm — che dispone la chiusura di tutte le attività non essenziali dopo le 18 — è anche un disperato grido d’allarme. Un’allerta che annuncia il dissenso pubblico, fissato per domani mattina in piazza del Duomo a Firenze e per il 4 novembre nella capitale.
L’antipasto della ribellione tuttavia è già andato in scena ieri sera in piazza della Repubblica, con oltre cento manifestanti di Confesercenti — dai dipendenti dei servizi di vigilanza sino agli ambulanti — che hanno avanzato una serie di richieste alle istituzioni. «Non riusciremo a pagare nemmeno le bollette», gridano con striscioni e bandiere in mano. Alle 18 in punto la prova del nove, con gli effetti del decreto che prendono vita: a pochi metri dalla manifestazione una ragazza entra al caffè Paszkowski chiedendo di «fare un aperitivo», ma il cameriere l’avvisa che «purtroppo il locale è chiuso da un minuto». Dai manifestanti, in serata, si sono infine presentati per aprire un dialogo il vicesindaco di Firenze Alessia Bettini, l’assessore allo Sviluppo economico Federico Gianassi e a quella al Turismo Cecilia Del Re, oltre all’assessore regionale all’Economia Leonardo Marras: «Vi siamo vicini — ha detto — sarà un periodo lungo: in questa fase alcune categorie sono più colpite di altre, bisogna che i ristoratori siano i primi a ricevere ristori statali». Nel corso della protesta ci sono stati attimi di tensione per l’impossibilità di mantenere le distanze di sicurezza.
«Agli imprenditori e ai commercianti — accusa il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni — era stato addirittura chiesto d’investire per adeguare i locali, ora invece sono loro a dover chiudere. Il problema, quando passerà la nottata, sarà vedere chi riesce a restare in piedi. Il virus invece si contrae altrove, ad esempio sui trasporti, un settore su cui non è stato fatto niente. Perché colpire queste attività? Che senso ha il coprifuoco? Forse chi ci amministra non abbia le qualità per farlo». Nel corso della presentazione di uno studio che riguarda i mesi passati, ieri, la sezione regionale di Confcommercio ha riportato alla ribalta gli effetti collaterali di questa crisi: il 70% dei titolari di negozi teme l’aumento del fenomeno dell’usura, mentre il 59% i tentativi della malavita di impadronirsi delle loro aziende. «Sono timori che nascono spesso dal sentirsi soli e abbandonati dalle istituzioni, privi di sostegno e aiuti concreti», spiega a questo proposito la presidente di Confcommercio Toscana Anna Lapini, chiarendo come sia “molto umano sommare paura a paura”.
Ancor più caustico Pasquale Naccari, presidente dei Ristoratori Toscana, gruppo che rappresenta mille aziende a Firenze e 15 mila in Toscana: «Questo Dpcm è una condanna a morte per il nostro settore». Naccari è scettico sui ristori che dovrebbero esser deliberati oggi dal Consiglio dei ministri e lancia un appello al Comune di Firenze: «Chiediamo al sindaco di aprire le Ztl dalle 12 alle 14 in modo da permettere a quei pochi ristoranti che rimarranno aperti di poter lavorare».
La prima manifestazione Confesercenti porta in piazza della Repubblica un centinaio di operatori «Con queste decreto non riusciremo a pagare nemmeno le bollette»