Machiavelli story
Il Segretario fiorentino visto da chi lo conobbe E dalla sua amante
C’è anche il pettegolezzo, la parola gossip allora non esisteva. Ci sono agli amici, gli indifferenti, gli avversari, c’è l’amante che ben presto lo sfugge e che lui testardamente insegue senza timore del ridicolo. Niccolò Machiavelli insomma è attualissimo non solo per Il principe, tanto citato quanto poco letto, ma perché le vicende della sua vita, gli alti e bassi, la gloria e la tortura, le missioni in pompa magna e l’esilio, il dover comunque cercare protettori e sponde politiche, ne fanno una figura umana che vediamo anche nei nostri tempi, non un mito.
E Marcello Simonetta, tra i massimi esperti dei Medici e del Segretario della Repubblica Fiorentina, tra l’altro senior scholar del Medici Archive Project, nel libro Tutti gli uomini di Machiavelli, edizioni Rizzoli, usa la corrispondenza del fiorentino per tratteggiare il suo carattere ed il suo mondo, dagli amici Filippo Strozzi e Francesco Vettori, all’altro grande Francesco Guicciardini, passando per diplomatici, faccendieri, banchieri, seguaci del Savonarola.
È un mosaico inconsueto e curioso, come i tanti lati di Machiavelli che emergono, tratteggiato proprio da coloro che lo hanno frequentato, dai suoi contemporanei più o meno celebri, più o meno legati alla Repubblica piuttosto che ai Medici, con il contorno di intrighi ed ambizioni che ci aspettiamo in ogni racconto del Medioevo. Niente Dan Brown però, solo documenti storici, le corti papali, fiorentine, degli Sforza e dei re francesi, ventitré personaggi che «raccontano» il loro Machiavelli, da Pietro Aretino all’immancabile traditore, Piero Ardinghelli la cui storia da sola meriterebbe un libro e di cui Niccolò giustamente non si fidava. Marcello Simonetta conduce il gioco dipingendo brillantemente i vari personaggi e gli incroci della Storia e delle storie e con lui ritroviamo un gigante come Filippo Strozzi, che fu al capezzale del Segretario della Repubblica, gli rimase amico anche dopo la morte e finì per suicidarsi alla Fortezza da Basso dove era stato condotto prigioniero per aver perso a Montemurlo, assieme ad altri fuoriusciti di simpatie repubblicane, la battaglia contro il Duca Alessandro de’ Medici. Ritroviamo Niccolò Valori, savonaroliano di ferro, diplomatico, che raccomanda Machiavelli al suocero e lo loda presso il gonfaloniere Pier Soderini o l’altero ed arguto Francesco Guicciardini, che assieme a Machiavelli combinava scherzi e che di lui scris
se che era «estravagante ed opinione dalla comuni ed inventore di cose nuove ed insolite» pur ammirandolo come storico e letterato. Si impara anche dai nemici, gli avversari, gli opportunisti come il banchiere «galleggiatore» Jacopo Salviati che però aiutò Machiavelli ad ottenere senza problemi i 120 ducati d’oro che Papa Clemente VII gli aveva promesso come compenso per le sue Istorie fiorentine; da cortigiani come il cardinale Bernardo Dovizi da Bibbiena la cui commedia Calandria era maliziosa quasi quanto la Mandragora. Tutti uomini, del resto il mondo del potere era ed è maschile, tranne una donna. Barbara Salutati, cantante, cortigiana, bellissima con suoi capelli biondo-rossicci e gli occhi verdi, che gli fu fatta conoscere prima della messinscena della Clizia da un «palazzinaro» romano ed imprenditore dello spettacolo che voleva inserirsi nell’alta società fiorentina, e per cui perse letteralmente la testa tanto che gli amici lo prendevano in giro ed i moralisti bacchettavano il padre di famiglia ed uomo pubblico caduto così in basso per una donna che notoriamente aveva molti amanti, sottolineando la differenza di età tra i due (Niccolò aveva 50 anni, era vecchio per l’epoca). Machiavelli le spasima dietro, chiede informazioni quando lei torna a Roma e non gli dà notizie interrompendo a loro relazione, ma le affida anche una lettera cifrata segno che Barbara aveva doti non solo fisiche e sessuali tanto che scrisse madrigali finiti più tardi all’Indice. Le loro conversazioni intime, scrive Simonetta, avevano un contenuto erotico ma anche letterario, ma non solo. «Questa donna intelligente e colta fu forse la confidente di alcuni segreti politici che Machiavelli le rivelò nell’intimità...».
Alla fine Machiavelli ci sta più simpatico, complici anche le disavventure amorose dietro alla Salutati, anzi forse proprio per questo. E messer Niccolò, «pensatore e letterato» come scrive la Treccani, politico, filosofo, diplomatico, morto in solitudine nel 1527, è un buon pretesto per un’incursione nel territorio della migliore divulgazione.