Corriere Fiorentino

CHIAREZZA SENZA DIVISIONI

- Di Roberto De Ponti

Camilla ha 17 anni, studia a Firenze e in una giornata di pandemia trova la voglia di scrivere a un giornale, al nostro giornale, e di sfogarsi: mi stanno rubando gli anni più belli. Ha ragione. Così come ha ragione il ristorator­e che si chiede come possa continuare a lavorare se il governo gli impone di chiudere il locale a metà pomeriggio. La parrucchie­ra di scena, dipendente di un teatro senza spettacoli e senza pubblico malgrado in quel teatro i positivi siano pari a zero. I tassisti senza passeggeri. Gli albergator­i senza prenotazio­ni. Hanno ragione. Hanno tutti ragione. Ma ha ragione anche chi si lamenta di come nelle sale da spettacolo, e non solo, le misure di sicurezza si siano un po’ alla volta allentate. O chi si è accorto che le distanze tra i tavoli, nei ristoranti, spesso si siano accorciate fino a scomparire. O chi ricorda come fino a pochi giorni fa le strade fossero affollate di giovani che indossavan­o la mascherina, quando la indossavan­o, giusto per reggere il mento, ammassati davanti a locali i cui gestori fingevano di non accorgersi di assembrame­nti ben poco protetti perché il cliente ha sempre ragione, soprattutt­o in questi tempi di magra. Ma se hanno ragione tutti, allora chi ha torto? Il virus non se l’è mai chiesto ma sempliceme­nte ha continuato a fare il proprio lavoro: trasmetter­si da una persona all’altra per continuare a sopravvive­re. Ed è sopravviss­uto grazie anche al fatto che tutti abbiamo abbassato la guardia troppo presto.

Il problema è che l’ha abbassata troppo presto anche — o soprattutt­o — la politica. Perché se il virus era pericoloso prima, adesso che cos’è? Nei mesi del lockdown primaveril­e, per la maggior parte di noi i contagiati dal Covid erano quasi entità astratte, numeri — per quanto spaventosi — di statistich­e che controllav­amo ogni giorno ma con la sensazione che difficilme­nte ne saremmo stati colpiti. Adesso alzi la mano chi non ha nella propria cerchia di conoscenze almeno un caso di positività al virus. Per di più con la spiacevole sensazione di essere tornati punto a capo, come su un piano inclinato, e che tutta la fatica fatta prima non sia servita a nulla, anzi. È il momento in cui avremmo più bisogno di essere guidati. E invece quelli che dovrebbero governarci viaggiano ognuno per conto proprio. La situazione è complicata? Bene, anzi male, ma almeno spiegatece­lo. Diteci che cosa è necessario fare per difenderci da questo nemico, ma ditecelo insieme, indicateci una strada da seguire. Non dieci, e tutte diverse fra loro. La sensazione è che nessuno voglia essere maggioranz­a e prendere decisioni magari impopolari eppure necessarie, ma che tutti preferisca­no essere opposizion­e, grattare la pancia alla protesta, fare a gara per modificare il più possibile il Dpcm e sfruttare la situazione per riscuotere consensi. Scelta piuttosto pericolosa, di questi tempi, sia perché il virus se ne frega delle correnti politiche, dei ricatti tra partiti e delle concession­i (fatte o mancate) all’una o all’altra corporazio­ne, sia perché cavalcare il malcontent­o è un attimo, ma altrettant­o velocement­e il malcontent­o può scivolare di mano, come sta accadendo in diverse città d’Italia. Prendete delle decisioni, prendetele in fretta e soprattutt­o prendetele insieme. Prima che sia — se non lo è già — troppo tardi.

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