Annie Feolde: «Terrorizzata dalle proteste nelle piazze»
Stefano Massini, drammaturgo, regista, opinionista su La 7: che effetto le ha fatto leggere la lettera di Camilla?
«Questa ragazza ha superato i due livelli di trattazione dell’emergenza a cui siamo abituati: quello sanitario, il bisogno di salvarci, banalmente, e quello economico. Invece c’è, e la lettera lo dimostra, un altro fronte totalmente privo di attenzione: il fronte psicologico, esperienzale. Quanto è forte ed efficace la sua affermazione “mi avete tolto l’adolescenza”? E quanto altro è stato tolto? Agli anziani nelle Rsa a cui tolgono il diritto alle visite, non stanno togliendo la vecchiaia? È una mannaia umana della quale non si parla perché a differenza dei primi due livelli non è conteggiabile in cifre. E quando qualcuno come Camilla riesce a mettersi in sintonia con questo, fa molto effetto».
Fa effetto anche il suo senso di responsabilità.
«Il cui significato etimologico è “essere all’altezza di dare una risposta”. Chi doveva essere all’altezza di dare una risposta, l’ha fatto?».
Nelle parole di Camilla troviamo anche una gran voglia di scuola.
«In ogni passaggio drammatico della storia quello che prima sembrava scontato assume una luce nuova. Se c’è un aspetto positivo in questa esperienza collettiva è aver riportato in primo piano cose date per scontate: dal bisogno di cultura al bisogno di scuola. Lei parla del ruolo del compagno di banco. Ricordiamoci che fino a un anno fa leggevamo spesso di genitori che non volevano per il proprio figlio un compagno di banco di colore o arabo».
Un bisogno di scuola, in presenza però.
«Noi siamo debitori al web. La didattica a distanza ha contribuito a dare una continuità. Ma mentre lo celebriamo, ci rendiamo conto che il web non può minimamente essere sostitutivo. Questa lettera parla del valore umano e relazionale della scuola».