Il professore e lo studente Due sguardi (oltre il pc) sulla didattica a distanza
Le difficoltà e le opportunità del ritorno alle lezioni a distanza Due punti di vista diversi per descrivere questo nuovo inizio
Un professore e uno studente: le due facce della didattica on line che da martedì è ripresa con solo il 25 per cento degli alunni in presenza. «Io in una classe vuota e i miei studenti a casa, all’inizio è alienante — racconta un docente del liceo Galilei di Firenze — ma l’interazione poi ci aiuta». Per lo studente, invece, è stato un duro colpo tornare alla didattica da casa: «In presenza è meglio, ma ci adeguiamo».
«Spiegare a una classe vuota, parlando a uno schermo alienante». Fulvio Infante insegna italiano, latino e geografia al liceo classico Galileo Galilei di Firenze. Come tutti i suoi colleghi da martedì va a scuola ogni mattina, prende posto in cattedra nell’aula che gli spetta secondo l’orario, ma spesso si trova a far elezione a una classe virtuale: gli studenti collegati da casa.
Che organizzazione avete adottato per la didattica digitale integrata nel vostro liceo?
«Un giorno vengono tutte le prime, uno tutte le seconde, e così via, dal lunedì al venerdì. Poi il sabato dobbiamo ancora decidere se dedicarlo alle quinte che quest’anno devono preparare la maturità o fare una turnazione di tutte le classi per le verifiche scritte. Abbiamo declinato in questo modo il Dpcm e l’ordinanza del governatore Eugenio Giani per fare in modo che i ragazzi possano mantenere un contatto con la scuola, anche con l’edificio e le persone che lo vivono, con i loro compagni e i loro docenti. La cosa più negativa della didattica a distanza, il rischio peggiore, è la perdita di questo contatto. L’inizio delle lezioni lo abbiamo spostato di un’ora, alle 9, in presenza le ore saranno di 60 minuti, on line avranno intervalli lunghi. Le classi fanno 5 ore, quelle del triennio che ne hanno 6, la sesta la fanno on line nel pomeriggio per consentire di tornare a casa e fare una pausa».
Com’è fare lezione dalla scuola agli alunni a casa?
«Non siamo abituati, non è facile trovare il ritmo, la giusta dimensione e mantenere sempre alta l’attenzione, sia dei ragazzi sia la nostra. Richiede molto impegno e ce lo stiamo mettendo tutto. La lezione on line non può essere come la lezione tradizionale, la spiegazione non può durare più di 30 minuti, bisogna essere sintetici, concentrarsi sulle cose più importanti. Occorre prepararsi molto, il lavoro che sta dietro è maggiore».
C’è un problema di attenzione per gli studenti?
«Sì, occorre trovare metodi nuovi, cercare continuamente il feedback, fare attenzione per capire se gli alunni hanno effettivamente recepito, se hanno fatto gli esercizi a casa, instaurare con loro un dialogo costante. Il lato positivo è che possiamo integrare la spiegazione con immagini, contributi video, cartine geografiche, che possiamo cercare in diretta si Internet e far vedere ai ragazzi».
Con la piattaforma che adottate i ragazzi collegati a distanza possono intervenire e fare domande anche a voce o solo via chat?
«Come preferiscono. Ma proprio per mantenere un dialogo continuo, non solo possono, ma devono fare domande».
Gli studenti come si comportano dietro lo schermo?
«Sono attenti, come in classe ognuno ha le proprie esigenze e noi cerchiamo di andare incontro a quelle di tutti. Se si fanno suggerire non si fanno comunque scoprire, sono svegli. Sono più abituati di noi con la tecnologia, a volte sono loro che ci danno consigli e ci spiegano come fare con il collegamento. È una cosa positiva questo scambio di competenze, li gratifica».
Temevate il ritorno alla didattica a distanza?
«Non si poteva essere troppo ottimisti, visto anche quello che stava accadendo in altri Paesi. Non abbiamo mai smesso di usare la piattaforma on line. Per noi ora è una sfida, quest’anno sarà l’anno dei cambiamenti continui, dovremo essere pronti ad adeguarci, anche se adeguarsi a ogni cambiamento non è facile».
Avete gli strumenti adatti?
«Abbiamo le lavagne interattive multimediali e computer in ogni aula, e la Città Metropolitana ha fatto lavori per cablare tutta la scuola: stiamo usufruendo del cablaggio solo da pochi giorni, ci sono ancora alcune cose da sistemare ma le attrezzature non ci mancano, abbiamo una buona dotazione».
Essere sempre a scuola agevola voi insegnanti?
«Sì, è utile avere un confronto, e psicologicamente aiuta a non sentirsi tagliati fuori dalla realtà, è meglio che stare a casa».
Fulvio Infante I ragazzi sono più abituati di noi alle tecnologie, spesso ci danno consigli e questa cosa li gratifica