Tampone rapido, dopo 7 giorni niente risultato
Una mamma: «Mio figlio costretto in casa per un raffreddore. E il referto non c’è»
Una settimana dopo, il risultato del tampone «rapido» non è ancora arrivato. E un ragazzino di 14 anni è in quarantena a casa, per via di un raffreddore che da molti giorni è ormai sparito. È la vicenda raccontata da una mamma fiorentina, il cui figlio è in isolamento ormai da lunedì 19 ottobre, dieci giorni fa. «Mio figlio, lunedì 19, aveva il raffreddore. Così ho contattato il medico di famiglia per chiederle il da farsi, e lei ci ha subito detto che avremmo dovuto fare il tampone — racconta la donna — Pensavo che non fosse nulla, ma giustamente la dottoressa mi ha ricordato che su tre ragazzi che presentano sintomi lievi, uno è positivo al coronavirus. Per questo ci ha fatto la ricetta e ho subito provato a prenotare l’esame».
Ma, sin dal primo momento, le cose non sono risultate semplici. La donna accede al nuovo portale regionale unico per la prenotazione dei tamponi ma non trova posto: tutto esaurito. Succede il lunedì, succede anche il giorno dopo, finché un’amica le spiega che lei ci è riuscita svegliandosi alle 5 di mattina e prenotando il test, prima che tutti i posti di giornata siano occupati. «Così ho fatto e finalmente, mercoledì, sono riuscita a prenotare al Drive Through di Campi Bisenzio per il giorno dopo». Con la prescrizione per il tampone antigenico rapido, giovedì 22 ottobre il ragazzo viene sottoposto al test naso-faringeo. «Risposta entro 24, massimo 48 ore, mi hanno detto». E invece la risposta non arriva. «Sul portale regionale dove ci sono i referti, quello di mio figlio non c’è ancora — racconta la donna — Ho provato molte volte a chiamare i centralini dell’Asl, ma non si prende mai la linea. Il medico di famiglia mi conferma che il referto non c’è. Ormai sospetto che il tampone sia andato smarrito».
La beffa è che il tampone sarebbe «rapido», ovvero analizzabile con una macchina che in una sola ora è capace di processarne fino a 120. Dopo lo sconcerto, arriva la rabbia: «Mio figlio è sequestrato in casa dall’inefficienza del sistema. Non può tornare a scuola, e ormai si è bruciato l’ultima settimana di lezioni in presenza, perché dalla prossima comincia la didattica a distanza. E ormai ha quasi esaurito il tempo della quarantena che dovrebbe fare se risultasse positivo».
«Cure risolutive non ce ne sono, siamo ancora sguarniti di vere armi, ma, rispetto a marzo, qualcosa in più possiamo fare». A dirlo è il professor Francesco Menichetti, direttore di Malattie Infettive all’Azienda ospedaliero universitaria di Pisa.
Come funzionano oggi le cure anti-Covid? Se asintomatici e pauci-sintomatici non vengono curati, chi invece presenta sintomi di rilievo, a partire dalla febbre alta, riceve terapie fin dall’isolamento a casa o in un hotel sanitario. Come spiega il dottor Alessio Nastruzzi, medico di famiglia fiorentino, si prescrivono paracetamolo