Vi racconto la mia vita sul filo del fallo laterale
L’ex viola ora all’Arezzo: «Qui per rinascere»
❞ La storia delle pernici a Moena? Non mi va di parlarne, dico solo che non bevo quasi mai eppure vengo tirato in ballo sempre io
● Alessio Cerci, 33 anni, è arrivato all’Arezzo da svincolato
● Nella sua carriera ha vestito ben 12 maglie, tra cui quelle di Pisa, Torino, Fiorentina, Milan e Atletico Madrid
● In maglia viola ha disputato due stagioni: 47 presenze in totale e 12 gol
Una vita e una carriera vissute sul filo del fallo laterale. Rischiando sempre tutto e rimettendosi continuamente in gioco. Questo è stato ed è Alessio Cerci, il colpo grosso dell’Arezzo targato Monaco e Fabbro.
Alle spalle 12 maglie diverse, le più sgargianti quelle di Pisa e Torino, le più stinte Atletico Madrid, Fiorentina e Milan. Per lui un triennale e la numero 11, con quel colore addosso che sembra stampato nel suo destino e «un futuro invadente da stracciare con la fantasia».
Perché l’Arezzo?
«Mi sono sentito fortemente voluto e questo per un calciatore è importante».
La Toscana è anche la terra della Fiorentina, che ricordi ha di quelle due stagioni?
«Una bellissima esperienza con alti e bassi. Un rapporto di odio e amore con i tifosi, ma alla fine ci siamo capiti».
Cosa le è rimasto attaccato addosso della Fiorentina?
«Il gruppo, quello che ci permise di raddrizzare la stagione».
Ma è vera la storia delle pernici imbalsamate portate via dopo la sua festa di compleanno nel ritiro di Moena?
«Per me è difficile rispondere. Io non bevo molto e quella sera ero tranquillo, però si tira fuori sempre il mio nome. No, meglio non rispondere».
Si può dire che Gian Piero Ventura è quello che l’ha capita meglio?
«Sì, con lui ho espresso il mio talento quasi al cento per cento, sia a Pisa sia al Torino».
In quale ruolo si sente più a suo agio e perché?
Alessio Cerci durante un allenamento ad Arezzo
«Esterno d’attacco. Quando sono sulla linea del fallo laterale, è lì che do il meglio di me».
Guardandosi indietro, viste le premesse, più rimorsi o più rimpianti?
«Rimpianti ce ne sono. Se a 33 anni sono in serie C vuole dire che qualche errore l’ho fatto, ma ho accettato la sfida perché credo di poter dare ancora molto».
Qual è l’avventura calcistica e la maglia che ricorda con maggiore piacere?
«Torino, dove ho fatto coppia con Immobile. Se ripenso a quei momenti non avevo paura
di niente e di nessuno. Stavo bene con me stesso, l’ambiente e saltavo tutto quello che mi si parava davanti».
Il momento più basso e quello più alto del Cerci calciatore?
«Più alto in Nazionale e col Torino, giocavo bene, molti club mi cercavano e in quei momenti ti senti invincibile. Il più basso al Milan, scelta sbagliata e forzata perché all’Atletico Madrid giocavo poco».
Cosa rifarebbe e cosa non rifarebbe riguardando il suo percorso sportivo?
«L’unica cosa che non rifarei è andare via da Torino nell’ultimo giorno di mercato. Ma quando succedono quelle cose la responsabilità non è solo del giocatore».
Arezzo è stata terra di lancio e rilancio di molti giocatori e allenatori famosi, sente anche lei queste vibrazioni?
«Sì, altrimenti non avrei accettato. Qui posso dare il mio contributo, sia in campo che nello spogliatoio».
Molti hanno addirittura eletto Arezzo come città in cui vivere. Qual è il suo buen retiro?
«Dove mi diverto. In questi ultimi anni mi sono divertito poco ed è ciò che voglio ritrovare ad Arezzo: accarezzare la palla, la giocata, ridere e scherzare con i compagni per creare un gruppo coeso».
Una moglie e tre figli, quanto è importante la famiglia per lei?
«Fondamentale. Mia moglie mi segue da sempre e i miei figli sono la gioia più grande. Quando finisce l’allenamento corro da loro».
Cos’è e cosa sarà il calcio per Alessio Cerci?
«Posso dire cos’è. Quando prendo palla nella mia zona preferita del campo, quando riesco a dribblare l’avversario, quando corro sulla fascia, mi sento unico».