Corriere Fiorentino

Vi racconto la mia vita sul filo del fallo laterale

L’ex viola ora all’Arezzo: «Qui per rinascere»

- Francesco Caremani

❞ La storia delle pernici a Moena? Non mi va di parlarne, dico solo che non bevo quasi mai eppure vengo tirato in ballo sempre io

● Alessio Cerci, 33 anni, è arrivato all’Arezzo da svincolato

● Nella sua carriera ha vestito ben 12 maglie, tra cui quelle di Pisa, Torino, Fiorentina, Milan e Atletico Madrid

● In maglia viola ha disputato due stagioni: 47 presenze in totale e 12 gol

Una vita e una carriera vissute sul filo del fallo laterale. Rischiando sempre tutto e rimettendo­si continuame­nte in gioco. Questo è stato ed è Alessio Cerci, il colpo grosso dell’Arezzo targato Monaco e Fabbro.

Alle spalle 12 maglie diverse, le più sgargianti quelle di Pisa e Torino, le più stinte Atletico Madrid, Fiorentina e Milan. Per lui un triennale e la numero 11, con quel colore addosso che sembra stampato nel suo destino e «un futuro invadente da stracciare con la fantasia».

Perché l’Arezzo?

«Mi sono sentito fortemente voluto e questo per un calciatore è importante».

La Toscana è anche la terra della Fiorentina, che ricordi ha di quelle due stagioni?

«Una bellissima esperienza con alti e bassi. Un rapporto di odio e amore con i tifosi, ma alla fine ci siamo capiti».

Cosa le è rimasto attaccato addosso della Fiorentina?

«Il gruppo, quello che ci permise di raddrizzar­e la stagione».

Ma è vera la storia delle pernici imbalsamat­e portate via dopo la sua festa di compleanno nel ritiro di Moena?

«Per me è difficile rispondere. Io non bevo molto e quella sera ero tranquillo, però si tira fuori sempre il mio nome. No, meglio non rispondere».

Si può dire che Gian Piero Ventura è quello che l’ha capita meglio?

«Sì, con lui ho espresso il mio talento quasi al cento per cento, sia a Pisa sia al Torino».

In quale ruolo si sente più a suo agio e perché?

Alessio Cerci durante un allenament­o ad Arezzo

«Esterno d’attacco. Quando sono sulla linea del fallo laterale, è lì che do il meglio di me».

Guardandos­i indietro, viste le premesse, più rimorsi o più rimpianti?

«Rimpianti ce ne sono. Se a 33 anni sono in serie C vuole dire che qualche errore l’ho fatto, ma ho accettato la sfida perché credo di poter dare ancora molto».

Qual è l’avventura calcistica e la maglia che ricorda con maggiore piacere?

«Torino, dove ho fatto coppia con Immobile. Se ripenso a quei momenti non avevo paura

di niente e di nessuno. Stavo bene con me stesso, l’ambiente e saltavo tutto quello che mi si parava davanti».

Il momento più basso e quello più alto del Cerci calciatore?

«Più alto in Nazionale e col Torino, giocavo bene, molti club mi cercavano e in quei momenti ti senti invincibil­e. Il più basso al Milan, scelta sbagliata e forzata perché all’Atletico Madrid giocavo poco».

Cosa rifarebbe e cosa non rifarebbe riguardand­o il suo percorso sportivo?

«L’unica cosa che non rifarei è andare via da Torino nell’ultimo giorno di mercato. Ma quando succedono quelle cose la responsabi­lità non è solo del giocatore».

Arezzo è stata terra di lancio e rilancio di molti giocatori e allenatori famosi, sente anche lei queste vibrazioni?

«Sì, altrimenti non avrei accettato. Qui posso dare il mio contributo, sia in campo che nello spogliatoi­o».

Molti hanno addirittur­a eletto Arezzo come città in cui vivere. Qual è il suo buen retiro?

«Dove mi diverto. In questi ultimi anni mi sono divertito poco ed è ciò che voglio ritrovare ad Arezzo: accarezzar­e la palla, la giocata, ridere e scherzare con i compagni per creare un gruppo coeso».

Una moglie e tre figli, quanto è importante la famiglia per lei?

«Fondamenta­le. Mia moglie mi segue da sempre e i miei figli sono la gioia più grande. Quando finisce l’allenament­o corro da loro».

Cos’è e cosa sarà il calcio per Alessio Cerci?

«Posso dire cos’è. Quando prendo palla nella mia zona preferita del campo, quando riesco a dribblare l’avversario, quando corro sulla fascia, mi sento unico».

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Dribbling

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