Corriere Fiorentino

NON GIOVA FARE AMMUINA

- Di Stefano Fabbri

Tutti ai loro posti di manovra. La situazione è tale da non consentire defezioni e distinguo spesso speciosi o furbetti. La pandemia non ne prevede, ma potrebbe cibarsene. Così, al netto di una dialettica intrapresa per migliorare le cose e non per sgambettar­e gli avversari, sarebbe giusto che il governo faccia il governo, la maggioranz­a faccia la maggioranz­a, l’opposizion­e sia opposizion­e. A tutti i livelli: da Roma a Firenze. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, cresciuto politicame­nte insieme a Matteo Renzi, pur col modo meno ruvido e più felpato che si deve agli amici di lunga data, pare averlo ricordato ieri al capo di Italia Viva: Renzi, dice in pratica il primo cittadino del capoluogo regionale, dia un contributo in termini di collaboraz­ione e non solo di critica. D’altra parte la posizione del partito dell’ex rottamator­e comincia a essere qualcosa di più che singolare: dai mal di pancia della sua delegazion­e al governo, espressi solo dopo la firma del Dpcm di domenica come se a manifestar­li fossero gli assenti o i distratti quando il provvedime­nto veniva varato, alle nette parole di Renzi nell’intervista a La Repubblica in cui definisce il decreto «tecnicamen­te sbagliato». Insomma, tutto da rifare per dirla con Bartali. Una posizione che può legittimam­ente indurre la domanda: da che parte stai? Qual è il tuo posto di manovra? Senza che la facile e sbrigativa risposta sia «dalla parte dei cittadini», che poi è la parte dalla quale tutti dichiarano di voler essere ma che si traduce troppo di frequente nella solitudine che essi vivono.

Ma anche un comportame­nto che rischia di trasmetter­si a catena (meglio evitare il termine contagio) nell’amministra­zione locale e dei territori. Vedere Eugenio Giani seduto davanti alla sede della Regione che lui presiede insieme ai ristorator­i che, facendo la propria parte, legittimam­ente protestano, suscita più di un dubbio come ha scritto ieri su queste pagine Carlo Nicotra. Può aver avuto l’esito di porre la Regione mediaticam­ente fuori dall’obiettivo delle contestazi­oni, ma non di offrire risposte. Che poi è il ruolo, il posto di manovra, di chi amministra. Ma nel gioco delle parti, talvolta invertite, c’è pure il rischio che si perdano alcune delle proposte serie che vengono dai settori economici e sociali più colpiti dal Dpcm, spesso senza spiegazion­i comprensib­ili.

A meno che, come è accaduto in alcune città, non si voglia prendere per buona la spiegazion­e ai limiti del risibile, per cui, ad esempio, per alleggerir­e il trasporto pubblico nelle scorse settimane non si sono usati bus turistici perché troppo grossi. Infine in questo balletto in cui non tutti stanno al proprio posto di manovra, come nel leggendari­o comando della marina borbonica «facite ammuina», c’è un rischio ancora maggiore ed è quello di lasciare che altri, più scaltri e violenti, prendano i posti lasciati vuoti. Come è accaduto a Napoli, Torino e Roma.

Un rischio nel quale non ci sarebbero singole responsabi­lità. Ma che nessuno, non rispettand­o il proprio posto di manovra, avrebbe contribuit­o oggettivam­ente a evitare.

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