NON GIOVA FARE AMMUINA
Tutti ai loro posti di manovra. La situazione è tale da non consentire defezioni e distinguo spesso speciosi o furbetti. La pandemia non ne prevede, ma potrebbe cibarsene. Così, al netto di una dialettica intrapresa per migliorare le cose e non per sgambettare gli avversari, sarebbe giusto che il governo faccia il governo, la maggioranza faccia la maggioranza, l’opposizione sia opposizione. A tutti i livelli: da Roma a Firenze. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, cresciuto politicamente insieme a Matteo Renzi, pur col modo meno ruvido e più felpato che si deve agli amici di lunga data, pare averlo ricordato ieri al capo di Italia Viva: Renzi, dice in pratica il primo cittadino del capoluogo regionale, dia un contributo in termini di collaborazione e non solo di critica. D’altra parte la posizione del partito dell’ex rottamatore comincia a essere qualcosa di più che singolare: dai mal di pancia della sua delegazione al governo, espressi solo dopo la firma del Dpcm di domenica come se a manifestarli fossero gli assenti o i distratti quando il provvedimento veniva varato, alle nette parole di Renzi nell’intervista a La Repubblica in cui definisce il decreto «tecnicamente sbagliato». Insomma, tutto da rifare per dirla con Bartali. Una posizione che può legittimamente indurre la domanda: da che parte stai? Qual è il tuo posto di manovra? Senza che la facile e sbrigativa risposta sia «dalla parte dei cittadini», che poi è la parte dalla quale tutti dichiarano di voler essere ma che si traduce troppo di frequente nella solitudine che essi vivono.
Ma anche un comportamento che rischia di trasmettersi a catena (meglio evitare il termine contagio) nell’amministrazione locale e dei territori. Vedere Eugenio Giani seduto davanti alla sede della Regione che lui presiede insieme ai ristoratori che, facendo la propria parte, legittimamente protestano, suscita più di un dubbio come ha scritto ieri su queste pagine Carlo Nicotra. Può aver avuto l’esito di porre la Regione mediaticamente fuori dall’obiettivo delle contestazioni, ma non di offrire risposte. Che poi è il ruolo, il posto di manovra, di chi amministra. Ma nel gioco delle parti, talvolta invertite, c’è pure il rischio che si perdano alcune delle proposte serie che vengono dai settori economici e sociali più colpiti dal Dpcm, spesso senza spiegazioni comprensibili.
A meno che, come è accaduto in alcune città, non si voglia prendere per buona la spiegazione ai limiti del risibile, per cui, ad esempio, per alleggerire il trasporto pubblico nelle scorse settimane non si sono usati bus turistici perché troppo grossi. Infine in questo balletto in cui non tutti stanno al proprio posto di manovra, come nel leggendario comando della marina borbonica «facite ammuina», c’è un rischio ancora maggiore ed è quello di lasciare che altri, più scaltri e violenti, prendano i posti lasciati vuoti. Come è accaduto a Napoli, Torino e Roma.
Un rischio nel quale non ci sarebbero singole responsabilità. Ma che nessuno, non rispettando il proprio posto di manovra, avrebbe contribuito oggettivamente a evitare.