Corriere Fiorentino

L’argentiere si arrende, dopo 50 anni

Donato Zaccaro chiude la sua bottega storica in Oltrarno: «Qui è cambiato tutto»

- Antonio Passanese

Donato Zaccaro ha aperto la sua bottega in Sdrucciolo dei Pitti nel gennaio del 1970. «Ma ora vado a godermi la pensione e i miei nipoti — dice — il 30 dicembre tiro giù il bandone, restituisc­o le chiavi del fondo e se la pandemia lo permetterà porterò mia moglie a fare un bel viaggio». Per cinquanta anni Donato ha passato tutte le giornate nel laboratori­o, che si trova nel retro del negozio, a martellare e cesellare pezzi unici.

Donato Zaccaro ha aperto la sua bottega in Sdrucciolo dei Pitti nel gennaio del 1970. Un mestiere d’oro il suo. Anzi, d’argento, visto che ha sempre e solo lavorato questo metallo prezioso. «Ma ora vado a godermi la pensione e i miei nipoti — dice — Il 30 dicembre tiro giù il bandone, restituisc­o le chiavi del fondo e se la pandemia lo permetterà porterò mia moglie a fare un bel viaggio».

Per cinquanta anni tondi Donato ha passato tutte le giornate rinchiuso nel suo laboratori­o, che si trova nel retro del negozio, a martellare e cesellare pezzi unici finiti nelle case di mezzo mondo. L’argentiere rappresent­a una terra di mezzo tra l’artigiano e lo storico dell’arte. Custode di un sapere tecnico, frutto di esperienza e manualità, conserva sapienteme­nte in sé creatività ed un’eccellente coscienza critica. «Chi lavora l’argento si pone a metà tra il design e l’arte ed è perciò obbligator­io conoscere ed interpreta­re le tendenze di entrambe fino a riuscire ad amalgamarl­e alla perfezione nel proprio lavoro», dice l’artigiano. Che nel suo mezzo secolo in Sdrucciolo dei Pitti ha vissuto il lento cambiament­o della strada, «fino a qualche decennio fa piena di restaurato­ri di mobili. Eravamo una famiglia: a pranzo ci ritrovavam­o sui marciapied­i a mangiare e a giocare a briscola. Una ventina di anni fa sono andati via e nessuno li ha rimpiazzat­i».

Oggi c’è ancora qualche piccola attività artigiana che resiste, ma va avanti con grande difficoltà. Donato, che nella vita e nel lavoro fa coppia con la moglie Sonia Reggioli, ha vissuto gli anni del boom, tra l’Ottanta e il Novanta, che gli hanno permesso di ingrandirs­i e di prendere a lavorare dieci persone, e poi il lento declino del suo settore, iniziato subito dopo l’attentato del 2001 alle Torri Gemelle. «Prima che le persone si disinteres­sassero all’argento si lavorava giorno e notte per soddisfare tutti gli ordini — ricorda — Liste di nozze, eventi, compleanni, regali per Pasqua e per Natale. Insomma, le richieste erano continue. Poi, dal 2010, acquisti sempre più radi fino a rasentare lo zero».

Se l’argentiere dello Sdrucciolo però è riuscito a resistere lo deve alla comunità ebraica fiorentina per la quale realizza candelabri e altri oggetti: «Lo devo dire e debbo ringraziar­la: ci ha salvato». A 72 anni («ma me ne sento 40 in meno») Donato continua a ideare monili, piatti, vasi, oggetti in argento, e lo farà fino all’ultimo giorno di lavoro. Anche se poi ammette che «facendo l’inventario del magazzino mi sono accorto di avere ancora migliaia di “pezzi” da vendere, alcuni dei quali realizzati 30 o 40 anni fa: per questo dal 9 novembre fino a fine anno svenderemo». Di offerte per rilevare l’attività da altri artigiani argentieri non ne sono arrivate, quindi «restituirò la licenza al Comune che nel 2015 ci aveva inserito nell’albo dei negozi storici. Ma anche se ho voglia di riposarmi questa chiusura mi lascia tanta amarezza e malinconia. Qui in Oltrarno io e mia moglie abbiamo trascorso la nostra vita, ci lasciamo il cuore».

Donato dà qualche consiglio sulle competenze necessarie per intraprend­ere il mestiere: «Per la lavorazion­e di questo metallo è necessaria una passione innata per il lavoro artigianal­e, per la cura necessaria a far nascere non un oggetto, ma un concentrat­o di attenzioni, esperiment­i, intuizioni che si applicano in maniera differente a seconda di ciò che andrai a realizzare».

❞ Sdrucciolo dei Pitti addio Vado in pensione, c’è un po’ d’amarezza e malinconia. Questa strada era una famiglia, c’erano tanti restaurato­ri: chi se ne è andato non è stato rimpiazzat­o

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Laboratori­o Donato Zaccaro
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 ??  ?? Bottega storica Donato Zaccaro e la moglie Sonia Reggioli in negozio A destra Donato nel suo laboratori­o
Bottega storica Donato Zaccaro e la moglie Sonia Reggioli in negozio A destra Donato nel suo laboratori­o

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