Innocenti, assolta l’ex direttrice: nessuna irregolarità nei lavori
Cadono le accuse anche per gli altri due imputati al processo
Non furono commesse irregolarità nei lavori di ampliamento del Museo degli Innocenti. Cadono le accuse di abuso d’ufficio e falso ideologico commesso da pubblico ufficiale per Annamaria Bertazzoni, ex direttore generale del secolare ente fiorentino dedicato all’infanzia (difesa dagli avvocati Lorenzo Zilletti e Fausto Falorni), Alessandro Romolini, supporto del Responsabile unico del procedimento (assistito dall’avvocato Filippo Viggiano) e Aldo Fortunati.
Il tribunale ha accolto solo in parte la richiesta del pm Massimo Bonfiglio che (erede dell’inchiesta coordinata dal collega Tommaso Coletta promosso alla Procura di Pistoia nel gennaio scorso) aveva sollecitato la condanna a 8 mesi solo per un episodio di falso contestato alla ex direttrice e a Romolini, e l’assoluzione per gli altri nove capi di imputazione.
Il Museo degli Innocenti fu inaugurato il 24 giugno 2016, dopo tre anni di lavori e con uno di ritardo rispetto alla tabella di marcia. Non si era spenta ancora l’eco di quella cerimonia, che partì l’inchiesta a seguito di un esposto firmato dal Movimento 5 Stelle. A finire nel mirino degli inquirenti, fu l’affidamento dei lavori e le scelte per gli incarichi. Il progetto prevedeva il restauro della facciata e del loggiato, la realizzazione di un ingresso oltre alla caffetteria per un costo di quasi 13 milioni di euro. Secondo i 5 Stelle, le carenze del progetto esecutivo avevano comportato «un aumento di spesa oltre 550 mila euro». La guardia di finanza bussò agli uffici del Museo e acquisì copiosa documentazione. Bertazzoni, secondo l’accusa, dopo aver affidato al gruppo Ipostudio architetti associati l’incarico della progettazione esecutiva dei lavori, verificò la presenza di errori progettuali, ma invece di attivare le procedure previste per la soluzione dei problemi a carico del progettista, avrebbe approvato due varianti con ulteriori spese a carico dell’Istituto degli Innocenti, per oltre 650.000 euro. Bertazzoni era anche accusata di aver disposto, con motivazioni risultate false, proroghe temporanee del contratto di appalto per i servizi di documentazione e di quello per la gestione dei servizi di statistica sulle politiche per l’infanzia.