Vaccini, l’ipotesi dell’Interporto di Prato «Qui il polo regionale di stoccaggio»
Lettera al commissario Domenico Arcuri: siamo a disposizione Giani all’ex Creaf: sarà un ospedale e centro di ricerca per il Covid
L’Interporto della Toscana Centrale si candida a essere il polo logistico regionale di riferimento per la distribuzione dei vaccini anti-Covid. Il presidente Francesco Querci ha infatti inviato una lettera al commissario nazionale per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, per mettere a disposizione spazi, personale e infrastrutture dell’Interporto. Il polo pratese potrebbe fare da centrale di stoccaggio refrigerato per i vaccini della Pfizer, i più probabili candidati ad essere distribuiti in Toscana, che devono essere conservati a -80°, ma potrebbe servire anche per attività accessorie come la distribuzione delle siringhe, mettendo a disposizione i propri piazzali di smistamento delle merci, i Magazzini Generali e gli uffici del polo direzionale.
«In un momento così delicato per tutto il Paese — commenta il presidente Francesco Querci — l’Interporto mette a disposizione della Toscana i propri spazi e le competenze per assicurare una diffusione capillare del vaccino in tutta la regione». Della candidatura sono stati informati il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, e il governatore Eugenio Giani. Quest’ultimo, ieri mattina, durante un sopralluogo al Creaf, ribattezzato Centro Pegaso (l’ospedale Covid che nascerà nell’ex fabbrica pratese, con l’obiettivo di attivare 191 letti entro l’8 dicembre per arrivare a 350 di cui 10 di sub intensiva), ha parlato anche del caso vaccini: «L’Interporto sarà punto di riferimento per la Toscana, ma credo anche per il Centro Italia».
Per la Toscana si parla di una prima partita da circa 120 mila dosi che potrebbe arrivare entro la fine di gennaio, da destinare a medici e operatori sanitari e nelle Rsa. Con una capacità ipotizzata del sistema di somministrare quasi 20 mila dosi alla settimana. Ma l’Interporto di Prato, da solo, non basterà. Per il commissario Arcuri servono anche centri refrigerati di stoccaggio più piccoli, uno per ogni provincia. In Regione attendono che quell’annuncio sia formalizzato: «Appena avremo ordini, ci muoveremo come dei bravi soldatini», dicono dall’assessorato alla Salute. Ad ora, non è neppure certo chi dovrà occuparsi di logistica: quasi certamente le Regioni, ma non sono ancora esclusi l’esercito o la Protezione Civile.
La Regione, se chiamata in causa, potrebbe far cadere la scelta sulle sedi di Estar, l’ente amministrativo che si occupa di acquisti in sanità e che ha strutture sparse in tutto la Toscana. A Firenze, la centrale è a San Salvi: non è escluso, quindi, che il parco dell’ex ospedale psichiatrico possa diventare anche uno dei punti di somministrazione del vaccino, sul modello del drivethrough. A semplificare il lavoro logistico, Pfizer fornirà, con le dosi, delle speciali borse che consentiranno di mantenere la temperatura di -80° per molti giorni, evitando quindi di dover creare celle refrigerate in ogni punto di somministrazione.
A complicare invece le cose, la multinazionale farmaceutica consegnerà fiale con 5 dosi di vaccino ciascuna: per non rischiare di sbagliare la quantità serviranno milioni di «siringhe di precisione». Sul fronte della gestione dei pazienti da vaccinare, in Regione si sentono pronti alla sfida: i software fin qui usati per il tracciamento dei contatti dei positivi potrebbero essere usati anche per gestire le vaccinazioni, che in questo caso richiederanno anche un richiamo, la somministrazione di una seconda dose. Quanto al personale per gestire le prenotazioni, il modello sarà ancora quello del tracciamento, con i giovani che saranno arruolati per gestire una sfida che riguarderà, in Toscana, oltre tre milioni di persone.
In attesa del piano Arcuri La Regione dovrà individuare centrali più piccole nelle province dove far arrivare le dosi. A Firenze si fa largo l’ipotesi San Salvi