Via ai contributi per le città turistiche La protesta dei piccoli Comuni esclusi
Potranno presentare domanda solo i negozi di Firenze, Lucca, Pisa e Siena. «Vale per i centri storici e anche per le zone semicentrali»
Una boccata d’ossigeno per gli esercenti dei centri storici penalizzati dal crollo del turismo post Covid, ma non per tutti. L’Agenzia delle Entrate da ieri ha aperto il canale telematico per richiedere il contributo a fondo perduto previsto dal decreto Agosto (104/2020). Il criterio adottato per la scelta dei Comuni i cui esercizi sono ammessi al contributo — 29 in tutta Italia — è stato quello del rapporto fra le presenze turistiche straniere e i residenti: la top ten, dove si classificano Firenze (terza), Siena (quinta) e Pisa (sesta), è completata da città d’arte (Venezia, Roma, Verona), di mare (Rimini), di lago (Verbania, Como) e d’affari (Milano). Per la Toscana rientra nei requisiti anche Lucca, ma nessun altro Comune.
I centri storici hanno patito più delle periferie per lo stop al turismo dovuto alla pandemia e — per quanto riguarda i pubblici esercizi — per la diffusione crescente dello smart working. Già in estate l’osservatorio Confimprese-Ey, commentando il meno 50,4% dei consumi a Firenze relativo ai primi cinque mesi dell’anno, aveva notato che «le vie dei centri città più importanti hanno subito un calo maggiore rispetto ai negozi posizionati più in periferia o nelle città più piccole». Più recentemente è stato l’Irpet a rilevare «un andamento assai differenziato» per quanto riguarda l’occupazione a Firenze al 31 agosto scorso, fra l’area Unesco (meno 16,1% addetti) e le altre zone della città (meno 4,9%).
«Siamo molto contenti che questo servizio sia stato attivato, è una misura importante», commenta Federico Gianassi, assessore al commercio del Comune di Firenze, che precisa come il contributo non sia destinato solo agli esercenti dell’area Unesco, ma anche a quelli delle aree semicentrali e dei borghi storici: «Chi è incerto può accedere al sito del Comune, e controllare sulla mappa georeferenziata per verificare se rientra nella zona in cui il contributo è erogabile». Anche Lucca, spiega il vicesindaco e assessore al bilancio Giovanni Lemucchi, «è caratterizzata da attività di piccola o piccolissima dimensione che rischiano di essere spazzate via», per cui «la cosa fondamentale è fare presto, le imprese hanno immediato bisogno di liquidità».
Il provvedimento del governo lascia però fuori i piccoli centri turistici, forse ancor più penalizzati dei capoluogo: «Fin dall’inizio abbiamo avuto segnalazioni di problemi da realtà come Volterra, San Gimignano, Cortona, il cui flusso turistico è molto condizionato dalle presenze straniere», spiega Gianni Masoni, responsabile turismo di Confesercenti Toscana, che si fa portavoce del malessere dei piccoli centri turistici. «Hanno avuto anche loro danni ingenti — spiega — invece così si crea una disparità». Bruno Murzi, sindaco di Forte dei Marmi, che pure ha vissuto un’estate positiva, è critico: «Siamo tutti nella stessa situazione, quindi sarebbe stato necessario un provvedimento di respiro più ampio. Mi preoccupa che molti negozi di grandi marche abbiano chiuso in questi giorni».
Per i pubblici esercizi, spiegano da Confcommercio Toscana, sarà possibile recuperare almeno in parte con il bonus filiera ristorazione, che non è cumulabile con il contributo centri storici: ma le procedure, lamentano, sono complesse e farraginose.
Requisito fondamentale per accedere al contributo centri storici è una perdita di fatturato oltre i due terzi a giugno 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, o l’inizio dell’attività a partire dal 1 luglio 2019. Viene erogata una quota fra il 5% e il 15% del fatturato perduto. Il contributo minimo è di mille euro, il massimo di 150 mila. Per l’invio delle domande c’è tempo fino al 14 gennaio 2021.