Corriere Fiorentino

C’è sempre una prima volta

Ribéry non ha mai segnato in casa Prandelli sulla panchina viola dopo 10 anni La Fiorentina si affida a loro per ripartire

- Matteo Magrini

Col Benevento il francese giocherà più vicino alla porta

La prima volta non si scorda mai. Emozioni, sentimenti, sensazioni. Tutto rimane, e non se ne va più. Appiccicat­o addosso come un tatuaggio. Certo, ognuno vive certi momenti a modo suo. Uno come Franck Ribéry, per esempio, di prime volte ne ha vissute diverse. La prima da profession­ista, o la prima con la maglia della Nazionale. E poi ancora il primo gol, il primo trofeo, la prima finale di Coppa del Mondo. La prima, per venire ai giorni nostri, con la Fiorentina. Difficile, per intendersi, che uno con un vissuto del genere possa ancora dar troppo peso a certe «coincidenz­e». Eppure FR7 ha un tarlo in testa che non gli dà pace. Da quando è arrivato in Italia, infatti, non è ancora riuscito a segnare un gol al Franchi. Incredibil­e, per uno che in carriera di reti (prima dello sbarco in Serie A) ne aveva segnate 146, ma vero. E pensare che il feeling con lo stadio di casa era scattato subito. Basta pensare alla sua presentazi­one, e ad uno show (al Franchi, appunto) che fece il giro del mondo. Da quel momento però, di gioie, tra le mura amiche Franck ne ha vissute poche. Anzi. Dal punto di vista strettamen­te personale, nessuna. Uno zero che il francese vuol cancellare al più presto, a partire dalla sfida di domenica.

Un aiuto, in questo senso, glielo darà Cesare Prandelli. «È un giocatore meraviglio­so, unico, ma non possiamo pensare che risolva tutto da solo», ha detto il mister nel giorno della sua presentazi­one. E poi ancora: «Dovremo metterlo nelle condizioni di rendere al meglio, evitando di appoggiarc­i sempre su di lui in fase di ripartenza magari, cercando di fargli prendere meno botte». Traduzione: limitarne il raggio d’azione agli ultimi 20-30 metri, togliendos­i il peso di dover diventare una specie di regista a tutto campo.

Una svolta della quale i due hanno parlato a lungo, in questi giorni. Un paio di colloqui faccia a faccia buoni per conoscersi ma soprattutt­o, utili al mister per spiegare al francese cosa ha in mente. L’idea, come detto, è avvicinarl­o (parecchio) alla porta. Ecco perché contro il Benevento l’ex Bayern potrebbe giocare da seconda punta, al fianco di uno tra Cutrone e Vlahovic. Una soluzione provata a lungo, così come non sono mancati gli esperiment­i per vedere l’effetto che fa avere FR7 nel ruolo di trequartis­ta, alle spalle di due punte. L’obiettivo è semplice: metterlo in condizione di fare la differenza laddove conta di più, in area di rigore o, comunque, nei suoi pressi. Del resto, avere un giocatore del genere, e non sfruttarlo, è peccato mortale. E i numeri, tanto per tornare al punto di partenza, dicono molto. Nessun gol al Franchi e, in un anno e mezzo (e con 27 presenze tra campionato e Coppa Italia), soltanto tre gol segnati. Uno ogni 622,6 minuti. L’ultimo, il 27 giugno scorso, all’Olimpico contro la Lazio. Domenica, saranno passati 148 giorni. Tanti. Troppi. Certo, avrebbe immaginato una «prima» volta diversa. Sotto la Fiesole piena, magari. Intanto, però, spezzare il digiuno sarebbe già qualcosa.

E poi Prandelli. Lui, la prima volta al Franchi, se la ricorda bene. Era il 27 agosto del 2005, e finì con un successo per 2-1 sulla Sampdoria firmato da Fiore e Toni. Altro calcio, altra Fiorentina. Ora, ci riprova. Un nuovo esordio. Una «seconda prima volta». Vincere, come quindici anni fa, per (ri)partire. Perché no, grazie a un gol di Ribéry. Sarebbe, si torna sempre lì, la prima volta perfetta.

 ??  ??
 ??  ?? Emozione Cesare Prandelli, 63 anni
Emozione Cesare Prandelli, 63 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy