Pinocchio? Ascoltiamolo
Dischi La musica di Fiorenzo Carpi per il mitico sceneggiato tv di Comencini del 1972 rivive nel progetto di Gabrielli con Bianconi voce narrante. «Partitura perfetta per questo strano Natale»
C’è qualcosa di impalpabile che nella mente di un artista sui generis come Enrico Gabrielli tiene insieme un borgo di mille abitanti a pochi chilometri da Montevarchi, Ambra, e la Collodi dipinta televisivamente da Luigi Comencini nel suo Pinocchio del 1972.
Questo filo rosso è la musica che Fiorenzo Carpi ha composto per quello storico sceneggiato: «È disarmante, di una semplicità spaventosa che arriva in angoli remoti della mia testa che non riesco a riconoscere bene neanch’io — ripensa Gabrielli — C’è il rapporto con i miei genitori, una Toscana immaginaria e naif, la mia Ambra di inizio anni Ottanta con i buoi, i carbonai, il rumore del fabbro ferraio Artino che martellava senza sosta, i lamenti provenienti dai macelli dietro casa...».
Quella musica rivive ora con una veste nuova in un vinile o cd in uscita il 13 dicembre. Titolo, semplicemente, Pinocchio!. Ideato e suonato dagli Esecutori di Metallo su Carta, l’ensemble di «musica anticlassica» del progetto 19’40”, uno dei più inusuali scaturiti dalla fantasia di Gabrielli. Con la partecipazione del frontman dei Baustelle Francesco Bianconi, voce narrante delle avventure del burattino. Non è una semplice re-incisione ma «un tentativo di scavo nella natura più malinconica e cruda di una partitura a servizio di uno degli sceneggiati Rai più belli in assoluto» come la definisce lo stesso compositore montevarchino.
Gabrielli è uno di quei figli di Toscana che più ha dato alla musica italiana degli ultimi due decenni, pur rimanendo spesso nell’ombra: ha fondato e plasmato una delle band strumentali più coinvolgenti che si possano trovare in giro, i Calibro 35, prima ancora i Mariposa; ha suonato (soprattutto il flauto e il clarinetto ma anche tutti gli strumenti), composto, prodotto o arrangiato — spesso tutte queste cose insieme — molte perle della canzone italiana recente, dal miglior Paolo Benvegnù al Morgan più elaborato, dagli Afterhours a Vinicio Capossela, da Niccolò Fabi ai Baustelle, dagli Zen Circus a Nada. Oltre a essere braccio destro di quel mostro sacro di PJ Harvey. Con 19’40”, dove il primo numero indica i minuti e il secondo i secondi, ha dato vita a un’esperienza nuova che, puntuale come un orologio svizzero, sforna un album ogni 4 mesi, con distribuzione solo su abbonamento. Pinocchio era stato programmato per questo dicembre da oltre un anno nell’ambito del festival ContempoRarities. «Non potevamo immaginare che quello del 2020 sarebbe stato un Natale così strano, e questo spettacolo sembra scritto apposta per un periodo così». Ma «erano anni che volevo mettere mano alle musiche di Carpi e poi, una volta iniziato, si è trasformato in forma narrativa multimediale con i disegni dal vivo e le letture: sarebbe stato un progetto perfetto per Paolo Poli, ma essendo venuto a mancare, ci è venuto naturale pensare a Francesco Bianconi».
La musica di Enrico Gabrielli ha sempre un’oscurità di fondo, un senso del mistero cupo e drammatico, difficile immaginarla orientata verso l’universo dei bambini. E invece «ho un rapporto con l’infanzia particolarmente vivo, soprattutto da quando sono diventato padre, e credo che ci sia un problema di relazione tra l’infanzia e la tristezza nella lettura che ne diamo noi adulti, tendendo a edulcorare in un modo zuccheroso certi aspetti della vita, per questo non si scrivono più canzoni come quelle di Endrigo o con i testi di Gianni Rodari, prediligendo brani consolatori». Con Pinocchio! ha voluto «far confrontare il mondo dell’infanzia con la crudezza della realtà come nello sceneggiato di Comencini, che prima del covid ho rivisto con gli occhi della memoria e la sensazione che oddio, per fortuna l’Italia non è più così come la descrive lui, tra miseria, fame, freddo, abbandono, solitudine. Tutte cose che invece adesso stanno tornando attualissime». Se prima in quella musica ci trovava «un contrasto quasi catartico», ora può essere «di monito»: «In fondo questo Natale sembra proprio il Natale del Geppetto-Nino Manfredi e le musiche di Carpi ne sono una colonna sonora perfetta».
«È stata la musica più importante della mia vita, la prima sentita, la prima emozione misteriosa scoppiata dentro al mio cuore — ha detto Bianconi a proposito della colonna sonora di Carpi — Sono quello che sono, un ragazzino più a fuoco, forse, ogni volta che ancora parte, nel giradischi della mia testa, il Tema di Lucignolo».