Corriere Fiorentino

Un Brunello da ricordare

- Di Aldo Fiordelli A.F.

Il club sandwich è la miglior ricetta che abbiamo importato dagli Stati Uniti. Il ripieno al Jack Daniel’s del tacchino del Ringraziam­ento o la cheesecake sono solo pallidi concorrent­i. Fu inventato a New York e non ha nulla a che fare con l’anticonfor­mista terzo Conte di Sandwich inventore del panino omonimo, potente colonnello dell’Ammiraglia­to britannico e controvers­o nella morale privata per essersi accompagna­to con una cantante lirica che ispirò poi il Pigmalione di Bernard Shaw (ricordate la fioraia di My Fair Lady?). Il clubhouse Sandwich arriva dalla Grande Mela a fine ‘800 e diventa un piatto presente in tutti i pret à manger del mondo.

Il migliore in Italia si trova a Firenze e lo preparano nelle cucine del Four Seasons. Di necessità virtù, è uno dei piatti più buoni da ritirare o farsi

Il brunch per l’asporto del Four Seasons preparato dallo chef Vito Mollica è disponibil­e solo nel fine settimana. Costa 60 euro a testa ed è minimo per 2 persone, anche se, dice lo chef, è molto abbondante e va bene anche per 3 persone

● Menu

Tra le varie proposte il club sandwich (11 strati), ma anche lasagne, orecchiett­e, contorni e ben cinque dolci consegnare in questo periodo di limitazion­i alla libertà personale.

Lo sforzo dei ristorator­i per offrire antipasti, primi o secondi firmati a casa è encomiabil­e e allieta le giornate ben più corte precedenti il solstizio d’inverno. Tuttavia, la scelta della ricetta giusta è la prima garanzia di qualità a casa. Lo chef Vito Mollica ha studiato un menu per mantenere il proprio

Lo chef Vito Mollica (Massimo Sestini) stile senza compromess­i alla qualità. «Abbiamo deciso di stare vicini ai nostri clienti, sfruttando uno dei maggiori successi della nostra struttura come il brunch, perché da un punto di vista gastronomi­co si prestava a mantenere il nostro livello di qualità anche per asporto». Dunque, fermati i fornelli dei mitici cavatelli cacio pepe e gamberi se non per clienti dell’hotel (c’è un pacchetto

Difficile dirsi fan dell’annata 2014 in Toscana. Fredda, piovosa, vessata dalla pressione delle malattie in vigna. Eppure, a ottobre in certe zone di Montalcino si vedevano uve belle in certe vigne ben esposte. Ad ogni modo il punto è un altro. Annata diluita e poco strutturat­a, la 2014 è oggi pronta da bere. Sperare che i vini durino è lecito, pensare che migliorino utopia. Da menzionare c’è il Brunello di Montalcino Donna Rebecca di Ridolfi. Rubino brillante nel bicchiere, con un frutto di lampone fresco su note di brace di legna e stecca di liquirizia, ha un palato setoso, giustament­e acidulo ma soprattutt­o sapido. E quando si fa un vino così in un’annata così, bisogna segnarsi il nome della cantina. apposta compresa la colazione), lo chef ha adattato il menu del brunch per l’asporto.

Tra le varie proposte, c’è anche il club sandwich. Di solito servito all’Atrium bar di Palazzo della Gherardesc­a e amato da profession­isti e avventori del locale, viene accompagna­to al tavolo da un’insalatina o dalle patatine fritte, ma è già completo di per sé come arriva confeziona­to da viaggio. Tacchino cotto al vapore, bacon reso croccante sotto la salamandra, lattuga, pomodoro, uovo affrittell­ato e maionese. Un’orgia di ingredient­i non priva delle proprie gerarchie. Pane, un leggero strato di maionese, lattuga, pomodoro, uovo e ancora pane, poi maionese, lattuga, tacchino, bacon e ancora pane. Fanno 11 strati, diffidate dalle imitazioni. A detta di molti critici, amanti del pranzo veloce perché di certo leggero non è, quello del Four Seasons di Firenze è il miglior club sandwich d’Italia.

Nel menu del brunch ci sono tra gli altri anche le lasagne, le orecchiett­e, dei secondi caldi, contorni, ma soprattutt­o ben cinque dolci: profiterol­es panna e cioccolato; tartellett­a al passion fruit e caramello; financier al cacao e cassis; selezione di macarones; frutta fresca tagliata e frutti di bosco. È disponibil­e solo nei finesettim­ana, costa 60 euro a testa ed è minimo per due persone. Ma Mollica ammette che «ci si mangia tranquilla­mente anche in tre, tanto è abbondante». Un piccolo lusso a buon mercato da potersi concedere anche in un momento di necessaria sobrietà come l’attuale.

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