Corriere Fiorentino

In volo, con Bona Storia della viaggiatri­ce che fin da piccola parlava con Gesù

Dalla Palestina a Santiago di Compostela, la vita «in cammino» di Bona da Pisa: la ricerca del padre, l’incontro con i pirati, il pellegrina­ggio di nove mesi. E quelle conchiglie che amava

- di Enzo Fileno Carabba

Asette anni cominciò a parlare di Gesù e a nutrirsi di pane e acqua. «Contenta te» le disse la madre, che veniva dalla Corsica ed era di poche parole. A dieci anni andò a vivere in un tugurio. «Bambina suonata! Però ti mantieni da sola» disse la madre. Per fortuna Bona lavorava a maglia in un modo tutto suo. Quel filo che diventa un oggetto era per lei un simbolo della creazione e un balsamo per il pensiero. La gente le offriva cibo in cambio dei suoi lavori. Ogni tanto camminava fino al mare e trascorrev­a ore a guardare le patelle, conchiglie aggrappate al confine tra aria e acqua che, immobili, resistono a tutto. «Devo essere come loro. Abbarbicat­a» si diceva.

All’età di quattordic­i anni ebbe notizie del padre, un pisano che si era dileguato quando lei aveva tre anni. Si trovava in Palestina, era un personaggi­o importante: aveva un figlio che era il Patriarca di Gerusalemm­e, uno che era Maestro dell’ordine dei Templari, e un terzo che era cavaliere degli Ospitalier­i. Finalmente una famiglia, pensò Bona. Non era più una patella solitaria: voleva partire, raggiunger­e gli altri. Fece un voto temerario: troverò mio padre. «Andiamo da papà?» chiese alla madre. «Ma figurati, quell’animale» rispose la corsa. Bona partì con due donne: Gaetana, una vecchia che si lamentava sempre, e Massaja, una giovane convinta di sapere tutto. Allo sbarco in Terrasanta si disse: «Chissà che accoglienz­a meraviglio­sa mi faranno mio padre e i miei fratelli». Piombarono su di loro dei soldati che cercarono di catturarle. Li aveva mandati il padre. Le voci corrono, anche sul mare. Aveva sentito che la figlia (illegittim­a) parlava continuame­nte di Gesù e questo lui proprio non poteva sopporpadr­e tarlo. Ci mancava solo la retta via. Le tre donne si rivelarono veloci: scapparono nel deserto dove vissero con un eremita che si chiamava Ubaldo. Dopo alcuni mesi che a lui parvero anni il pio individuo disse: «Ho avuto una visione. Dovete ripartire».

Durante il viaggio di ritorno vennero catturate dai pirati saraceni e portate schiave in Africa, qui Bona sanguinava e aveva la febbre, ma riuscì a guarirsi da sola. Poi il padrone la liberò. Perché? Forse una ricompensa perché aveva portato un nuovo modo di lavorare a maglia e pulire il pensiero, o perché l’aveva liberato per sempre dal mal di testa. Di Gaetana e Massaja non si seppe più niente. Quando Bona tornò a Pisa aveva diciotto anni. La famosa torre era ancora in costruzion­e e già stava per cadere: lei lottò con le forze demoniache e la torre rimase inclinata per sempre. Nel suo tugurio lavorava a maglia, dava consigli e guariva dal mal di testa. Andò in pellegrina­ggio a Santiago di Compostela, un viaggio di nove mesi. Si accorse che riusciva a parlare tutte le lingue. Ma aveva smesso di parlare continuame­nte di Gesù. Più ne parlava, meno la gente capiva. L’esperienza col le aveva insegnato qualcosa. Sempliceme­nte, incoraggiò e aiutò i pellegrini in difficoltà. Fece questo viaggio durissimo per nove volte. Scrisse anche una specie di guida in cui dava consigli sulle tappe, il cibo e su come scoraggiar­e i male intenziona­ti.

Arrivò a Finisterra­e, la fine della terra. Conobbe persone strane senza stupirsene e lasciando che compissero i loro riti. Nelle notti di plenilunio pregavano divinità di cui non volevano dire il nome e lei non pretese mai di saperlo. Qui scoprì che le conchiglie di San Giacomo (Jago è il nome spagnolo di Giacomo) da vive, chiudendo le valve di scatto, saltano e viaggiano. Hanno mille occhi per guardare il mondo. «Non sono una patella. Ecco chi sono» pensò, osservando la conchiglia dai mille occhi balzare felice e vagante nell’acqua. Dopo tutti quei viaggi, esausta e febbricita­nte,

❞ La famosa Torre era in costruzion­e e stava già per cadere. Lei allora lottò contro le forze demoniache

tornata nel suo tugurio di Pisa, avrebbe desiderato vedere un’ultima volta Santiago. Ma il suo corpo non ne aveva la forza. Rannicchia­ta, sognava conchiglie erranti. Le apparve San Giacomo, che in vita era stato un pescatore, conosceva il valore delle conchiglie. Gesù, che amava i soprannomi, lo aveva soprannomi­nato figlio del tuono, per il suo carattere focoso. Vedendo Bona bloccata a Pisa, San Giacomo, si era innervosit­o. Disse: «Ti porto io». Che voce che aveva! «Così alta risuonava la sua voce che, se fosse stata più alta, il mondo non avrebbe potuto contenerla» (scrisse Beda il Venerabile). La fece montare in groppa e, con un gran balzo la portò in volo a Santiago di Compostela e poi la riportò a Pisa. Il tutto in mezz’ora. Arrivò carica di conchiglie felici e vaganti.

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