Ghita Vogel, la contessa di San Frediano
Assistente di don Cuba, si è spenta nella sua casa a 96 anni. Oggi i funerali al Cestello
«Nelle botteghe artigiane, in piazza, con le sedie sui marciapiedi, in San Frediano, c’era gente semplice, ma si ragionava di lirica, letteratura, arte. Ora c’è solo il denaro e non c’è più rispetto di nulla». Diceva così, Ghita Vogel. Ieri, a 96 anni, si è spenta una delle donne simbolo della San Frediano della metà del secolo scorso, contessa che ha dedicato la sua vita ai più sfortunati.
«Nelle botteghe artigiane, in piazza, con le sedie sui marciapiedi, in San Frediano, c’era gente semplice, ma si ragionava di lirica, letteratura, arte. Ora c’è solo il denaro e non c’è più rispetto di nulla, basta guardare i muri di Firenze, tutti sporchi e rovinati dai graffiti». Diceva così, Ghita Vogel, in una delle rarissime interviste concesse negli ultimi anni. Ieri, a 96 anni, si è spenta una delle donne simbolo della San Frediano povera e popolare della metà del secolo scorso, contessa che ha dedicato la sua vita ai più sfortunati, soprattutto giovani e famiglie in difficoltà, e che ha messo a disposizione il suo patrimonio per aiutare i poveri. Assistente di don Danilo Cubattoli, cappellano all’ex carcere delle Murate e decano dei cappellani delle carceri italiane, negli anni Quaranta istituì insieme a lui la prima casa famiglia d’Italia in via del Drago d’Oro, nel cuore dell’Oltrarno, per occuparsi dell’assistenza e dell’inserimento nel mondo del lavoro di bambini e giovani. Proprio in questa casa, che era diventata la sua casa, si è spenta ieri. A quel tempo, insieme a lei e don Cuba, c’erano anche Fioretta Mazzei e Marigù e Ulisse Pelleri, che si occupavano delle giovani madri in difficoltà.
«Grande generosità e spirito di carità hanno caratterizzato tutta la vita di Ghita Vogel, prima quella professionale di medico cardiologo, e poi quella personale — ha ricordato ieri il cardinale Giuseppe Betori — Una vita dedicata al bene per gli altri e vicina all’opera di sacerdoti come don Cubattoli, insieme a lui si è spesa per molti anni per stare accanto ai giovani e alle famiglie bisognose di San Frediano. Stretto anche il suo legame con l’Opera Madonnina del Grappa e in particolare con monsignor Corso Guicciardini Corsi Salviati, altro grande testimone della carità, che abbiamo affidato al Signore un mese fa. Siamo grati a Ghita Vogel anche per il sostegno dato con grande generosità alla nostra Caritas diocesana, per molte attività a sostegno dei più poveri. Ricordiamo nella preghiera questa donna umile, mite, ma determinata che ha lasciato un segno esemplare».
«Ho conosciuto Ghita Vogel e collaborato con lei in molti progetti. La sua morte è una notizia che mi addolora molto — ha detto l’assessore Alessandro Martini — È una grande perdita per Firenze. Ghita è stata una donna straordinaria, ha vissuto una vita lunga ed operosa dedicata agli altri con una generosità non comune». Vogel era molto legata anche alla Madonnina del Grappa, dove a ricordarla è don Vincenzo Russo: «Con la sua scomparsa, si chiude una generazione di persone misericordiose che hanno segnato un pezzo della storia di Firenze, abbiamo ancora bisogno di persone straordinarie come lei e speriamo che i giovani di oggi ne sappiano cogliere l’eredità».
I funerali di Ghita Vogel saranno celebrati oggi alle 15.30 nella chiesa di San Frediano in Cestello dal parroco e vicario episcopale don Wieslaw Olfier.