«Aleotti, sequestro onnivoro e invasivo»
Nelle motivazioni della Cassazione uno stop alla Procura. L’inchiesta Open resta a Firenze
Le motivazioni per cui la Cassazione ha disposto il dissequestro di telefoni e computer presi ai fratelli Aleotti, non indagati, nell’ambito dell’inchiesta sui finanziamenti alla Fondazione renziana Open sono un duro stop alla Procura di Firenze. Il sequestro viene definito «onnivoro e invasivo» e il confine dell’azione, sottolinea la Cassazione, deve essere «il principio di proporzionalità».
Un sequestro «onnivoro e invasivo» e durato troppo tempo. Queste in sintesi le motivazioni con cui la Corte di Cassazione ha annullato i sequestri di telefoni e computer eseguiti nel novembre 2019 dal procuratore aggiunto Luca Turco e dal pm Antonino Nastasi nei confronti dei fratelli Aleotti, Alberto Giovanni, Lucia e Benedetta e della madre Massimiliana Landini, vedova di Alberto Sergio Aleotti, della multinazionale farmaceutica Menarini.
Nessuno della famiglia Aleotti è indagato ma tutti sono stati perquisiti nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Open nel novembre 2019, per aver finanziato a titolo personale la Fondazione. Gli avvocati Sandro Traversi, Franco Coppi, Michela Vecchi e Gian Paolo Del Sasso, dopo la conferma del tribunale del Riesame hanno impugnato il provvedimento in Cassazione. Che a settembre ha annullato senza rinvio e ha disposto la restituzione di tutto il materiale sequestrato «senza trattenimento di copia dei dati».
«A fronte di due donazioni compiute nel febbraio 2018 — scrivono i giudici — sarebbe stato disposto un sequestro onnivoro, che riguarderebbe i dati comunicativi degli ultimi dieci anni» e «asimmetrico rispetto alla notizia di reato per cui si procedeva, rispetto al fatto per cui si investigava, rispetto al ruolo che avrebbero avuto gli Aleotti, rispetto al suo oggetto. Un sequestro — concludono — che finisce per assumere una non consentita funzione esplorativa, finalizzata all’eventuale acquisizione di altre notizie di reato». Riguardo al fatto che dopo tre mesi il telefono di Lucia Aleotti fosse ancora sotto sequestro i giudici spiegano che «il pm può trattenere la copia integrale solo per il tempo strettamente necessario per selezionare le informazioni, selezione che deve avvenire nel più breve tempo possibile soprattutto nel caso di persone estranee al reato per cui si procede».
Il confine dell’azione, sottolinea la Cassazione, deve essere «il principio di proporzionalità»: il giudice «non solo deve motivare sull’impossibilità di conseguire il medesimo risultato ricorrendo ad altri e meno invasivi strumenti ma deve modulare il sequestro in modo da non arrecare un inutile sacrificio di diritti».
Ieri intanto la Procura di Firenze ha rigettato l’eccezione di competenza territoriale sollevata dai legali di Matteo Renzi, indagato per finanziamento illecito, che chiedevano di trasferire a Roma l’inchiesta Open. Gli avvocati Federico Bagattini e Gian Domenico Caiazza hanno adesso dieci giorni di tempo per ricorrere in Cassazione.
Giustizia e confini I due fratelli non erano indagati. I giudici: deve valere il principio di proporzionalità