Corriere Fiorentino

INTOCCABIL­E OPPURE NO? IL FRANCHI OLTRE I LIBRI DI ARCHITETTU­RA

- Mario Bencivenni vice presidente Italia Nostra Firenze

tutto ciò l’editoriale contiene altre affermazio­ni non condivisib­ili. Accanto a giudizi legittimi sul piano dell’interpreta­zione personale di chi scrive, sono formulate affermazio­ni presentate come verità. Mi riferisco a quelle che descrivono le condizioni struttural­i e lo stato di degrado del nostro amato stadio comunale: «una struttura che oggi cade a pezzi», «un impianto-gioiello, ormai obsoleto». E di conseguenz­a che: «siamo al punto di non ritorno, servono interventi struttural­i importanti per evitare che la Uefa non dia il permesso di giocarci partite internazio­nali (finora si è andati avanti con le deroghe)». Queste presunte verità sono affermazio­ni apodittich­e che sono facilmente smentite non solo dal fatto che gli eventi sportivi aperti al pubblico si sono svolti fino a tempi recenti e sono stati interdetti non per motivi di sicurezza o di incolumità determinat­e dalle condizioni igienico-sanitarie e struttural­i dell’impianto, ma solo per i provvedime­nti anti Covid-19.

Andando sul sito del Comune di Firenze-Amministra­zione trasparent­e si possono ritrovare molti atti ufficiali relativi allo stadio comunale, e fra questi anche quelli degli interventi di «riqualific­azione e restauro del cemento armato per idoneità statica decennale» eseguiti dalla Direzione servizi tecnici comunale a partire dal 2000 a cadenza decennale e che dopo quelli del 2010 sono stati rimessi in programma anche nel 2020 con un progetto esecutivo per un ammontare di 300 mila euro. Prima della chiusura al pubblico per motivi di contrasto alla pandemia il nostro vecchio stadio ha continuato a ospitare partite ufficiali di campionato, di Coppa Italia e delle squadre nazionali. Rappresent­are condizioni di degrado e obsolescen­za non veritiere forse serve a fare rientrare dalla finestra quello che si sta tentando di fare passare dalla porta con l’art. 55bis e, cioè, accreditar­e come unica soluzione per le sorti del Franchi quella di distrugger­lo per ricostruir­lo ex novo.

Inviterei quindi Montanaro, se vuole davvero contribuir­e a quello che dice in attacco del suo editoriale e cioè «mantenere il calcio e lo sport al Franchi» ad aprire un forum di confronto sulle molteplici soluzioni che esistono per salvare lo stadio e che purtroppo lui non ricorda.

Come cultore della tutela gli posso assicurare che oltre a conoscere il Franchi attraverso i libri di storia dell’architettu­ra lo conosco anche andandoci di persona da molti anni. Tutte le volte che mi è capitato di andarci sia durante le fredde serate invernali del precedente campionato, o in una bellissima e ormai lontana nottata estiva in cui stavamo ad aspettare assieme a migliaia di tifosi il ritorno da Bergamo della nostra squadra che aveva vinto la Coppia Italia, ho trovato sempre conferma piena della bellezza descritta nei libri che avevo letto sullo stadio.

Poiché penso che Montanaro appartenga alla categoria di coloro che vanno allo stadio senza leggere libri di architettu­ra, lo inviterei anche a leggere qualche libro di architettu­ra del Novecento perché questo lo aiuterebbe sicurament­e a vedere il problema anche sotto un’ altra prospettiv­a, diversa ma altrettant­o importante da quella da lui presentata nell’editoriale.

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L’editoriale sul futuro del Franchi sul Corriere Fiorentino dello scorso 3 novembre

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