INTOCCABILE OPPURE NO? IL FRANCHI OLTRE I LIBRI DI ARCHITETTURA
tutto ciò l’editoriale contiene altre affermazioni non condivisibili. Accanto a giudizi legittimi sul piano dell’interpretazione personale di chi scrive, sono formulate affermazioni presentate come verità. Mi riferisco a quelle che descrivono le condizioni strutturali e lo stato di degrado del nostro amato stadio comunale: «una struttura che oggi cade a pezzi», «un impianto-gioiello, ormai obsoleto». E di conseguenza che: «siamo al punto di non ritorno, servono interventi strutturali importanti per evitare che la Uefa non dia il permesso di giocarci partite internazionali (finora si è andati avanti con le deroghe)». Queste presunte verità sono affermazioni apodittiche che sono facilmente smentite non solo dal fatto che gli eventi sportivi aperti al pubblico si sono svolti fino a tempi recenti e sono stati interdetti non per motivi di sicurezza o di incolumità determinate dalle condizioni igienico-sanitarie e strutturali dell’impianto, ma solo per i provvedimenti anti Covid-19.
Andando sul sito del Comune di Firenze-Amministrazione trasparente si possono ritrovare molti atti ufficiali relativi allo stadio comunale, e fra questi anche quelli degli interventi di «riqualificazione e restauro del cemento armato per idoneità statica decennale» eseguiti dalla Direzione servizi tecnici comunale a partire dal 2000 a cadenza decennale e che dopo quelli del 2010 sono stati rimessi in programma anche nel 2020 con un progetto esecutivo per un ammontare di 300 mila euro. Prima della chiusura al pubblico per motivi di contrasto alla pandemia il nostro vecchio stadio ha continuato a ospitare partite ufficiali di campionato, di Coppa Italia e delle squadre nazionali. Rappresentare condizioni di degrado e obsolescenza non veritiere forse serve a fare rientrare dalla finestra quello che si sta tentando di fare passare dalla porta con l’art. 55bis e, cioè, accreditare come unica soluzione per le sorti del Franchi quella di distruggerlo per ricostruirlo ex novo.
Inviterei quindi Montanaro, se vuole davvero contribuire a quello che dice in attacco del suo editoriale e cioè «mantenere il calcio e lo sport al Franchi» ad aprire un forum di confronto sulle molteplici soluzioni che esistono per salvare lo stadio e che purtroppo lui non ricorda.
Come cultore della tutela gli posso assicurare che oltre a conoscere il Franchi attraverso i libri di storia dell’architettura lo conosco anche andandoci di persona da molti anni. Tutte le volte che mi è capitato di andarci sia durante le fredde serate invernali del precedente campionato, o in una bellissima e ormai lontana nottata estiva in cui stavamo ad aspettare assieme a migliaia di tifosi il ritorno da Bergamo della nostra squadra che aveva vinto la Coppia Italia, ho trovato sempre conferma piena della bellezza descritta nei libri che avevo letto sullo stadio.
Poiché penso che Montanaro appartenga alla categoria di coloro che vanno allo stadio senza leggere libri di architettura, lo inviterei anche a leggere qualche libro di architettura del Novecento perché questo lo aiuterebbe sicuramente a vedere il problema anche sotto un’ altra prospettiva, diversa ma altrettanto importante da quella da lui presentata nell’editoriale.