Renzi attacca i pm «I sequestri per Open, ennesima figuraccia»
Inchiesta Open, le motivazioni del no al trasferimento: si indaga anche per corruzione
L’attacco di Matteo Renzi alla Procura di Firenze arriva puntuale nella sua e-news all’indomani della Cassazione che si è pronunciata sulle perquisizioni alla famiglia Aleotti. «Terza bocciatura consecutiva per la Procura da parte della Cassazione che ha definito il sequestro ai finanziatori della Leopolda “onnivoro, invasivo, asimmetrico”. Quel sequestro è stato uno scandalo clamoroso. In Senato chiederemo al ministro della Giustizia quanto è costato quel sequestro ai cittadini e se qualcuno pagherà per il danno prodotto non a me o a Italia Viva ma alle casse dello Stato. Con questa sentenza abbiamo una pagina di civiltà che aiuterà altri cittadini ad avere più diritti».
Terreno di scontro con i magistrati fiorentini è l’inchiesta sulla Fondazione Open, la «cassaforte» che ha finanziato la scalata di Renzi da sindaco a premier. Fino a oggi si sapeva che la procura ipotizzava il finanziamento illecito per Renzi, i suoi ex ministri Maria Elena Boschi e Luca Lotti, l’imprenditore amico Marco Carrai e l’avvocato Alberto Bianchi, ex presidente di Open. Dopo la richiesta dei legali di Renzi di trasferire l’inchiesta in altra sede (Roma, Velletri o Pistoia) è emerso che c’è anche un’ipotesi di corruzione su cui i magistrati stanno lavorando. Corruzione che non riguarderebbe comunque Matteo Renzi. Questo è il tassello che, per la Procura, radica l’inchiesta a Firenze.
Gli episodi su cui si sono concentrati gli inquirenti sono quelli relativi ai rapporti tra il presidente della Fondazione Open, l’avvocato Alberto Bianchi, e il gruppo abruzzese Toto costruzioni. Nel 2016 Toto affida una consulenza allo studio legale Bianchi per un contenzioso tra la Toto e la società Autostrade. I pm ritengono che quella consulenza a Bianchi nasconda un finanziamento alla Fondazione ritenuta «un’articolazione di partito». Dalla documentazione sequestrata nel corso delle perquisizioni di un anno fa sarebbe emerso che nell’ambito dell’attività professionale in favore della Toto, Bianchi si sarebbe rivolto ai due membri del cda di Open, Carrai e il deputato Lotti, all’epoca sottosegretario alla Presidenza del consiglio dei ministri. In un appunto ritrovato durante le perquisizioni Bianchi comunica a Lotti di aver avuto «750k sulla base dell’accordo con Toto». Di quella cifra Bianchi avrebbe poi dirottato 200 mila euro su Open e 200 mila verso i Comitati per il sì al referendum costituzionale del 2016.