Corriere Fiorentino

L’addio a Ghita: «Mamma di tutti noi»

In tanti in San Frediano ai funerali dell’ultima colonna dell’Oltrarno popolare

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Sono accorsi in tanti ieri, nonostante le limitazion­i anti Covid, alla chiesa di San Frediano in Cestello per salutare Ghita Vogel, l’ultima colonna dell’Oltrarno popolare dei tempi di La Pira. Lei, Fioretta Mazzei e Marigù Pelleri, hanno aiutato generazion­i di sanfredian­ini, poveri e bisognosi di tutto. «È stata la mamma di tutti noi», ricordano in chiesa mentre il feretro di Ghita lascia per l’ultima volta la sua San Frediano.

Si guardano negli occhi, ordinatame­nte distanziat­i, due per ogni panca. Si contano, da dietro le mascherine: delle 170 persone accorse alla chiesa di San Frediano in Cestello per piangere e salutare per l’ultima volta Ghita Vogel scomparsa due giorni fa a 96 anni, loro, i figli di quel quartiere popolare che non esiste più, sono circa settanta.

Chi era stato «a scuola da Fioretta Mazzei», come Lori Pecchioli seduta sulle panche perpendico­lari all’altare, nell’ultima cappella a destra, in disparte, mentre manda un cenno di intesa alle amiche in prima fila. Chi appartiene alla folta schiera dei «nessuno voleva avere a che fare con noi, tranne Ghita». Ovvero gli emarginati, i più poveri di un quartiere che era povero e artigiano. Mentre ora è marchiato dall’epiteto de «il più cool» affibbiato­gli dalla Lonely Planet. Chi ancora ricorda che i propri genitori sono riusciti a tenere insieme la famiglia solo grazie a Marigù Pelleri, la terza anima di quella «squadra che ha trasformat­o San Frediano per sempre», per usare la definizion­e della signora Lori.

In prima fila, insieme all’assessore Alessandro Martini, c’è Adriana. Si è voluta sedere il più vicino possibile al feretro di Ghita Vogel, quasi a toccarlo, per tutto il tempo della cerimonia: è la vedova di «Steve» Ugolini, il compagno di viaggi in moto su e giù per il mondo di don Cuba, «Il prete di San Frediano» con l’articolo determinat­ivo maiuscolo. Il padre spirituale e mentore insieme a Giorgio La Pira. È lei che con la scomparsa di Ghita Vogel ha assunto il ruolo di decana, di guida, di memoria, per tutte le altre, per tutto il rione. Adriana che in quel mondo ci è entrata praticamen­te per caso: «Avevo bisogno di ripetizion­i di latino» ricorda. Gliele diede Marigù.

Ghita Vogel era l’ultima colonna di quel mondo ormai completame­nte cancellato dalla trasformaz­ione della città. Don Cuba si è spento 14 anni fa. Fioretta Mazzei otto anni prima. Poi è toccato a Marigù Pelleri. L’ultimo è stato don Carlo Zaccaro della Madonnina del Grappa. «Sono

Foto di Carlo Cantini dal volume «Firenze oltre il fiume diladdarno», ed. Polistampa state le persone che hanno trasformat­o non solo il rione ma tutti coloro che hanno incontrato: hanno accolto tutti, hanno abbracciat­o tutti, ti davano amore, un tetto, un piatto. E non esistevano domande. Non importava da dove venissi, chi fossi» ricorda la signora Lori. Una squadra nata intorno al sindaco santo Giorgio La Pira, che ha segnato una stagione di Firenze lunga tutta la metà del secolo appena concluso. Che ha dato un’impronta originale, realmente «sanfredian­ina», al cattolices­imo sociale. Vicino agli ultimi e a quelli ancora più ultimi degli altri, come i detenuti.

Come il caso di don Cuba e di Ghita Vogel. Lei che era nata nobile, di origine tedesca, medico di rango a Santa Maria Nuova. Come la Mazzei, la cui azione sociale era più legata al mondo giovanile, parallelam­ente a quella politica con la Dc. Mentre Marigù incarnava lo spirito borghese. Tutte e tre così distanti inizialmen­te dallo spirito popolare e artigiano del rione. Eppure capaci più di chiunque altro di dargli un’impronta, una firma. Di fare di San Frediano la «loro San Frediano», dove potevi nascere in difficoltà ma sapevi «che non saresti stato abbandonat­o perché c’erano loro», come ricorda Lori. Se qualcuno aveva problemi a pagare le bollette, si rivolgeva alla Mazzei. Se uno aveva problemi di salute o di sopravvive­nza, si rivolgeva alla Vogel. O a Marigù che ti ospitava in casa. Ed erano così riservate che scoprivi quello che facevano solo se le frequentav­i. Non raccontava­no mai niente. E non hanno mai chiesto un soldo a nessuno. Facevano tutto in silenzio.

Il figlio di Steve e Adriana Ugolini sta per compiere 50 anni. La madre ricorda bene quel Natale tra il 1960 e il 1961: «Quando ho sposato Stefano, poi diventato famoso come lo “Steve” dei viaggi con Cuba, non avevamo un tetto sulla testa, un lavoro, nemmeno i genitori che avevo perso quando avevo quattro anni — racconta — Quando rimasi incinta non sapevo dove andare. Piangevo qui in piazza del Cestello e Ghita mi ferma e mi chiede: perché piangi Adriana? Le dissi: non so cosa fare, non ho altri mezzi, devo andare al dormitorio pubblico. E mi aprì casa sua. Ho partorito a casa di Ghita in via del Drago d’Oro. Ci siamo rimasti per tre anni, ci ho cresciuto mio figlio. E per tutta la vita lei è stata presente. Per qualsiasi bisogno Ghita ha sempre provveduto, con la sua amicizia, con l’esempio, l’affetto, la

❞ Adriana Ugolini Quando rimasi incinta non sapevo dove andare Lei mi aprì la sua casa dove è nato mio figlio

❞ Giovanni Pallanti Lei, Fioretta e Marigù facevano opera di testimonia­nza e concretezz­a ogni giorno

presenza. Una sorella, una madre, un’amica». Le dividevano 15 anni. Adriana nata nel 1939, Ghita Vogel nel 1924.

«Non c’è rimasto più nessuno a svolgere queste attività: vivevano come suore e facevano opere di testimonia­nza e di concretezz­a, ogni giorno» ripensa Giovanni Pallanti che nonostante appartenga a una generazion­e successiva, è forse l’ultimo esponente di quel mondo cattolico popolare sanfredian­ino rimasto in vita. «Queste tre signore legate in modo fortissimo tra loro e tutte e tre con La Pira, erano una certezza incrollabi­le per il quartiere: la Mazzei con il suo cenacolo di famiglia che si occupava delle ragazze povere, la cardiologa Vogel che si dedicava alla povera gente, Marigù che aveva aperto una casa famiglia in via dei Serragli per persone sbandate, una pioniera».

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Lutto I funerali di Ghita Vogel ieri in Oltrarno (Cambi/Sestini)
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I funerali alla chiesa di San Frediano in Cestello (Cambi/ Sestini)
Saluto I funerali alla chiesa di San Frediano in Cestello (Cambi/ Sestini)

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