Il leghista e la vendetta divina su Firenze
Il consigliere Asciuti: la pandemia? Non avete voluto consacrare la città alla Madonna...
«Rifiutare sdegnosamente la consacrazione alla Madonna ha portato “fortuna” alla città di Firenze?». La domanda retorica del consigliere Andrea Asciuti riassume e incornicia il contenuto di un’articolata intervista comparsa sulla pagina del gruppo consiliare della Lega del Comune di Firenze. Tornando sull’iniziativa, lanciata un anno fa, di consacrare a Maria la città di Firenze, il consigliere Asciuti traccia un legame stringente fra le tragiche conseguenze del Covid per Firenze e la sua economia e l’omissione di un gesto che, a detta del consigliere, altro non era se non l’espressione di una fedeltà alle tradizioni di antenati che, sono parole sue: «Le erano molto devoti, a Lei rivolgevano la mente e il cuore e la sua immagine ovunque ponevano». Il consigliere leghista esprime certamente una coerenza personale e di idee di cui è giusto dare atto ma nella quale emerge il perdurare in una confusione di piani che non aiuta Firenze e tantomeno esprime una cura per quella pietà popolare dei cattolici che, in sé, è immagine sincera di una fede vissuta. Non solo perché si mettono assieme eventi e gesti della storia cittadina che appartengono a momenti nei quali le espressioni della fede avevano forme e caratteri difficilmente equiparabili a quelli di oggi. Vi è anche un improvvido nesso che si vuole stabilire fra le scelte del Consiglio comunale fiorentino e un evento, la pandemia, che nelle parole di Asciuti assume i contorni di una punizione divina o quanto meno dell’esito inevitabile del «laicismo orgoglioso» di chi governa la città. Rispetto a un atteggiamento del genere viene da chiedersi dove sia, secondo il consigliere, quel Dio di misericordia di cui parla il Vangelo. Domanda legittima, soprattutto alla luce del fatto che Asciuti fa della decadenza economica della città il segno tangibile dell’errore politico/religioso commesso dalle sue istituzioni, senza preoccuparsi minimamente di quella esperienza radicale e lacerante che è stata, che è e che sarà ancora, purtroppo per settimane la perdita di vite, di affetti, di amori e amicizie che apre voragini profonde e insanabili nelle esistenze di singoli, famiglie e comunità. Il ritorno della proposta di una consacrazione di Firenze a Maria da parte delle autorità civili testimonia di come la situazione estrema della sofferenza causata dal Covid-19 metta a nudo le tante contraddizioni di cui l’essere umano è capace. E fra queste vi è anche quella di quanti affrontano questo tempo con l’atteggiamento di Donna Prassede di manzoniana memoria, la quale era «molto inclinata a far del bene: mestiere certamente il più degno che l’uomo possa esercitare; ma che purtroppo può anche guastare, come tutti gli altri».