Corriere Fiorentino

Un concorso di idee per uscire dalle polemiche per il Franchi

- Di Gian Franco Cartei

Ora che la contesa sul Franchi sembra aver raggiunto il punto di non ritorno appare chiaro che ogni soluzione è lontana dalla portata dei singoli contendent­i. Che nel frattempo sono cresciuti di numero e soprattutt­o di importanza: l’arena della discussion­e ha varcato infatti i confini locali per coinvolger­e soggetti ed istituzion­i di fama internazio­nale, e perfino icone dell’architettu­ra e del giornalism­o mondiale.

Quale lezione ci insegna la vicenda dello stadio di Firenze? Sul piano teorico c’è materia in abbondanza per corsi universita­ri in materia di diritto amministra­tivo e costituzio­nale, di progettazi­one architetto­nica, storia dell’arte ed economia finanziari­a. E su quello pratico? Che non esiste alcuna soluzione che possa porre a metro di giudizio un interesse unico ed esclusivo perché gli interessi messi in gioco dal Franchi sono molti e tra loro antagonist­i. L’unica certezza è che proprio la norma «Salva stadi» inserita nella legge del settembre passato rischia di non salvare il Franchi. Al netto, infatti, di ogni profilo di legittimit­à costituzio­nale proprio quella norma rischia di acuire il conflitto che avrebbe dovuto dirimere. Ed è sul punto comprensib­ile il malcelato imbarazzo manifestat­o dal Ministero e dalla Sovrintend­enza: perché mai proprio il soggetto competente alla tutela del patrimonio artistico nazionale dovrebbe farsi responsabi­le di indicare le parti dell’opera da demolire?

Purtroppo neppure gli altri protagonis­ti sembrano avere soluzioni spendibili e, soprattutt­o, da tutti condivisib­ili. Non sembra averla il presidente Commisso che, in nome degli interessi propri e della società, trascura purtroppo tutti gli altri. E non sembrano averla neppure coloro che, in nome del valore storico artistico dello stadio, ne pretendono l’integrale conservazi­one. Si dà il caso infatti che il Franchi abbia un costo economico di mantenimen­to, già oggi rilevante, nel tempo destinato ad essere sempre meno sostenibil­e per il bilancio del Comune. E proprio sul Comune grava una responsabi­lità ineludibil­e: evitare che la sorte del Franchi non penalizzi tutta l’area circostant­e che proprio al Franchi deve molto della propria vivibilità e qualità urbana.

Proprio perché al Franchi occorre trovare un destino bisogna interrogar­ci su come superare l’attuale stato di paralisi. Al momento il Comune non ha molti margini e le affermazio­ni del sindaco Nardella lo dimostrano. Ma al comune spetta comunque fare la prima mossa in quanto proprietar­io dell’infrastrut­tura e titolare dei destini urbanistic­i dell’area e della città. Non si tratta certo di allestire l’ennesimo tavolo di discussion­e che avrebbe come effetto solo quello di radicalizz­are ulteriorme­nte le singole posizioni. Occorre, invece, istituire un confronto e per questo l’unico strumento appare quello del concorso internazio­nale di idee. E’ quella la sede in cui confrontar­e le proposte in grado di presentare un progetto innovativo capace di uscire dalla paralisi attuale. E se non possiamo escludere che il risultato finale possa risultare al di sotto delle aspettativ­e almeno un beneficio andrebbe a merito di Firenze: quello di stimolare le migliori energie e di sensibiliz­zare la pubblica opinione nazionale ed internazio­nale su un problema che, è facile prevedere, è destinato a riproporsi in molte altre realtà.

❞ Al Comune spetta fare la prima mossa, serve un confronto per stimolare le migliori energie

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(Cambi/Sestini) Primo piano Il Franchi di Firenze, al centro di un dibattito internazio­nale

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