Un concorso di idee per uscire dalle polemiche per il Franchi
Ora che la contesa sul Franchi sembra aver raggiunto il punto di non ritorno appare chiaro che ogni soluzione è lontana dalla portata dei singoli contendenti. Che nel frattempo sono cresciuti di numero e soprattutto di importanza: l’arena della discussione ha varcato infatti i confini locali per coinvolgere soggetti ed istituzioni di fama internazionale, e perfino icone dell’architettura e del giornalismo mondiale.
Quale lezione ci insegna la vicenda dello stadio di Firenze? Sul piano teorico c’è materia in abbondanza per corsi universitari in materia di diritto amministrativo e costituzionale, di progettazione architettonica, storia dell’arte ed economia finanziaria. E su quello pratico? Che non esiste alcuna soluzione che possa porre a metro di giudizio un interesse unico ed esclusivo perché gli interessi messi in gioco dal Franchi sono molti e tra loro antagonisti. L’unica certezza è che proprio la norma «Salva stadi» inserita nella legge del settembre passato rischia di non salvare il Franchi. Al netto, infatti, di ogni profilo di legittimità costituzionale proprio quella norma rischia di acuire il conflitto che avrebbe dovuto dirimere. Ed è sul punto comprensibile il malcelato imbarazzo manifestato dal Ministero e dalla Sovrintendenza: perché mai proprio il soggetto competente alla tutela del patrimonio artistico nazionale dovrebbe farsi responsabile di indicare le parti dell’opera da demolire?
Purtroppo neppure gli altri protagonisti sembrano avere soluzioni spendibili e, soprattutto, da tutti condivisibili. Non sembra averla il presidente Commisso che, in nome degli interessi propri e della società, trascura purtroppo tutti gli altri. E non sembrano averla neppure coloro che, in nome del valore storico artistico dello stadio, ne pretendono l’integrale conservazione. Si dà il caso infatti che il Franchi abbia un costo economico di mantenimento, già oggi rilevante, nel tempo destinato ad essere sempre meno sostenibile per il bilancio del Comune. E proprio sul Comune grava una responsabilità ineludibile: evitare che la sorte del Franchi non penalizzi tutta l’area circostante che proprio al Franchi deve molto della propria vivibilità e qualità urbana.
Proprio perché al Franchi occorre trovare un destino bisogna interrogarci su come superare l’attuale stato di paralisi. Al momento il Comune non ha molti margini e le affermazioni del sindaco Nardella lo dimostrano. Ma al comune spetta comunque fare la prima mossa in quanto proprietario dell’infrastruttura e titolare dei destini urbanistici dell’area e della città. Non si tratta certo di allestire l’ennesimo tavolo di discussione che avrebbe come effetto solo quello di radicalizzare ulteriormente le singole posizioni. Occorre, invece, istituire un confronto e per questo l’unico strumento appare quello del concorso internazionale di idee. E’ quella la sede in cui confrontare le proposte in grado di presentare un progetto innovativo capace di uscire dalla paralisi attuale. E se non possiamo escludere che il risultato finale possa risultare al di sotto delle aspettative almeno un beneficio andrebbe a merito di Firenze: quello di stimolare le migliori energie e di sensibilizzare la pubblica opinione nazionale ed internazionale su un problema che, è facile prevedere, è destinato a riproporsi in molte altre realtà.
❞ Al Comune spetta fare la prima mossa, serve un confronto per stimolare le migliori energie