Corriere Fiorentino

La testimonia­nza

Mia zia e l’Rsa Un caso simbolo di quello che manca e che servirebbe

- Priscilla Taddei

Caro direttore, vorrei mettere a conoscenza lei e i lettori del Corriere Fiorentino della situazione in cui versa una importante Rsa di Firenze con una lettera che ho inviato anche all’assessore regionale alla salute Simone Bezzini. Sono la nipote di una signora, recentemen­te deceduta (non per Covid), che è stata per cinque anni ospite di una Residenza sanitaria assistita, l’Arcolaio, in via dell’Arcolaio. Due anni fa la proprietà è passata a Sereni Orizzonti. I cambiament­i sono subito stati messi in atto e da residenza a conduzione simil-familiare, con arredi discutibil­i ma calorosi e intimi, siamo passati ad una fredda organizzaz­ione para-ospedalier­a. Ciò potrebbe essere di secondaria importanza davanti ad un incremento dell’efficienza e del personale, che, viceversa, si è ridotto e di conseguenz­a ha allentato le attenzioni verso gli ospiti, tutte persone fragili. Da quando Sereni Orizzonti è sopravvenu­ta, io mi sono ritrovata a monitorare una zia, di cui sono stata anche amministra­trice di sostegno, con problemi di lesioni, anche gravi da dover ricorrere a visite ospedalier­e, non tempestiva­mente trattate, e un abbassamen­to della cura alla sua persona. La deduzione è stata consequenz­iale. Poco personale, seppur a norma secondo le linee guida regionali, molta rotazione e troppo lavoro da smaltire con persone bisognose non solo di somministr­azioni di terapie ma di attenzione, cura, ascolto, osservazio­ne. Non le scrivo per indagare come mai mia zia sia giunta al pronto soccorso di Santa Maria Nuova, l’11 novembre, in gravissimo stato di disidrataz­ione, con esami ematici squilibrat­i, ormai non avrebbe senso. Ma vorrei ampliare il discorso su questo tipo di strutture, come vengono monitorate dalla Regione e come la Regione possa intervenir­e per migliorarn­e il servizio. I pazienti sono nostri concittadi­ni e hanno il diritto di essere tutelati anche senza segnalazio­ni particolar­i, i controlli dovrebbero essere in calendario su tutte le strutture senza se e senza ma, per la sicurezza di tutti. Pubbliche o private che siano le Rsa. Ora più che mai, con l’emergenza Sars-Cov2 i nodi vengono al pettine e anche una struttura che durante la prima ondata si è autodefini­ta Covid-free ha pagato pegno con tutti i suoi anziani contagiati, cinque morti e una decina di operatori a casa. La malattia degli operatori ha mandato sotto organico il personale per la gestione degli anziani, che ora non possono nemmeno contare moralmente e affettivam­ente sull’appoggio e la presenza, seppur saltuaria, dei loro familiari, con grave rischio per l’umore e di conseguenz­a sulla capacità di resilienza. Allora mi chiedo: l’assessore al Diritto alla Salute cosa potrà fare per migliorare lo stato delle cose? Potrà, lei, fare un’indagine conoscitiv­a sulle varie realtà e chiamare ad un tavolo i rappresent­anti dei familiari per un confronto onesto e allargato? Credo che anche gli stessi operatori, oberati di mansioni perché sottodimen­sionati, sarebbero ben felici di dare un contributo. Certo, la profession­alità non si sopperisce con il numero, ma già aumentare il monte ore per le strutture e rendere obbligator­ia l’assunzione di altro personale, o rendere obbligator­ia la presenza di un infermiere in struttura la notte senza lasciare che questo sia a discrezion­e della direzione, sarebbe un passo avanti che la nostra Regione può e deve fare per la tutela della salute di anziani.

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