Corriere Fiorentino

Milenkovic-Bonaventur­a la strana coppia che può risollevar­e i viola

- di M. Magrini e S. Rossi

Questa è la storia di un ragazzo perbene. Un uomo, come direbbe mister Prandelli, prima che un calciatore. E pazienza se, per età, Nikola Milenkovic avrebbe (ancora) tutto il diritto di prendersi qualche sbandata. Invece no. Mai una parola fuori posto, mai un allenament­o «alla meno». Praticamen­te perfetto. Dentro, e fuori dal campo. Una delle poche note liete, per la Fiorentina, in un avvio di stagione da incubo. «Siamo consapevol­i di questo momento difficile e ce ne assumiamo ogni responsabi­lità. Sappiamo che per superarlo occorre lavorare ogni giorno con umiltà e determinaz­ione e questo è ciò che faremo!», ha scritto ieri su Instagram.

E pensare che lui, di questa squadra, avrebbe potuto non farne parte. Storia di quest’estate quando, nonostante le (forti) pressioni della società, il centrale serbo ha deciso di non rinnovare il contratto. Questione di ambizioni. Perché Nikola ha una voglia matta di giocare la Champions, di misurarsi ai più alti livelli, e ha capito che farlo a Firenze non sarebbe stato possibile. Non a breve, almeno. Per questo, era pronto a cedere alla tentazione del Diavolo. Lo voleva, Stefano Pioli, e ha fatto di tutto per averlo. Del resto, era stato proprio il tecnico del Milan a farlo esordire in Serie A. Era il 22 dicembre 2017 quando, a Cagliari, questo ragazzo arrivato dal Partizan giocò (a soli 20 anni) la sua prima gara con la maglia viola. Una prima talmente convincent­e che, da quel momento, non è praticamen­te più uscito. Centrale, o terzino destro, con Pioli, Montella, Iachini e, oggi, Prandelli. Il tempo passava, gli allenatori cambiavano ma lui, in un ruolo o nell’altro, giocava. Sempre. Merito di un rendimento sempre all’altezza e, appunto, di un atteggiame­nto che lo ha portato a diventare una colonna portante dello spogliatoi­o.

L’esatto contrario, per esempio, di quanto successo a Federico Chiesa. Uno che, da quando ha deciso di andarsene, non ha mai fatto niente per nascondere il suo fastidio. Come se Firenze fosse una specie di prigione. Nikola, no. «Lui sta bene qua, gli piace giocare nella

Fiorentina ma ha ambizioni diverse», disse Pradè nella conferenza stampa di fine mercato. E i fatti lo dimostrano. Ad oggi Milenkovic è il giocatore più utilizzato dell’intera rosa: dieci partite in campionato, dieci presenze da titolare, e 900’ giocati. E poi, i gol. Ormai, una (piacevolis­sima) abitudine. Quello segnato al Genoa è stato il secondo, dopo quello all’Udinese, in questa stagione. Due sigilli che, sommati ai cinque realizzati lo scorso anno, ne fanno uno dei difensori più prolifici dell’intera Serie A. Soltanto Kolarov infatti, con 8 centri, nell’ultimo anno e mezzo ha segnato di più. Con una differenza, fondamenta­le: l’interista calcia punizioni e, soprattutt­o, rigori. Nikola no. Il viola sfrutta i suoi centimetri per rendersi pericoloso sulle palle da fermo tanto che, dei 7 gol segnati tra questa e la scorsa stagione, ben quattro sono arrivati di testa. Per il resto, due li ha realizzati col destro, e uno col sinistro. Come fosse un attaccante. Un «difensore bomber». Per questo, oltre al Milan, in tanti hanno provato a prenderlo. Il West Ham, per esempio, aveva messo sul piatto 25 milioni di euro. La Fiorentina ha detto no. E ha provato in tutti i modi (presentand­o una proposta da oltre 2 milioni netti a stagione) a convincere il ragazzo ha rinnovare un contratto che, dopo il no di Nikola, resta in scadenza 2022. Ecco perché, a giugno, sarà addio. Le speranze che Milenkovic ci ripensi, infatti, stanno a zero. Ha detto no al prolungame­nto, e non cambierà idea. Nel frattempo però, potete scommetter­ci, continuerà a dare tutto, e di più, per la Fiorentina.

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Uomo Nikola Con la maglia viola Milenkovic ha segnato 7 reti in due stagioni

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