Il caso di Massa
Il trucco della cooperativa sotto inchiesta: traslocare i bambini per eludere i controlli
È successo anche che sospettando un imminente controllo i vertici della cooperativa Serinper — al centro dell’inchiesta della Procura di Massa che ha portato a otto arresti e undici indagati — abbiano fatto traslocare da una casa di accoglienza ad abitazioni private i bambini ospitati in sovrannumero. Era proprio l’affollamento nelle strutture che avrebbe generato «ingiusti profitti» alla cooperativa che partita nel 2010 con un pugno di dipendenti e poche migliaia di euro di fatturato è diventato in pochi anni un colosso.
Per quanto riguarda poi il delicatissimo settore dell’accoglienza ai minori è quanto mai lecito porsi un interrogativo: siamo davvero sicuri che sia sempre necessario sottrarre i bambini alle famiglie per affidarli a una comunità o in case d’accoglienza, con costi elevatissimi? In certi casi, è vero, i figli vengono sottratti ai genitori per motivi morali, per abusi sessuali, per disturbi dei familiari, e qui il provvedimento è doveroso, previe, ovviamente, severe e scrupolose indagini. Ma, specie nel caso di famiglie numerose, molti minori vivono in condizioni di degrado e di igiene precaria semplicemente perché padre e madre non sono in grado di garantirgli una vita dignitosa o pari opportunità ai loro coetanei. In questo caso non sarebbe meno oneroso per la collettività e meno traumatico per i bambini fornire ai genitori naturali un adeguato sostegno economico?
Non arrivare alla quarta settimana non è una colpa, anzi ai vecchi tempi un ragazzo cresciuto in ristrettezze economiche ma con sani principi si definiva con orgoglio «figlio di poveri ma onesti genitori». Oggi si rischia di sottrarre i figli ai genitori «onesti ma poveri». Un ribaltamento di giudizio che è anche un estremamente inquietante segno dei tempi.