LA LINEA ININTERROTTA TRA L’OPERA DI CIAMPI E LA CULTURA TOSCANA
Di una Repubblica che, come stabilisce la Costituzione, è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. Già nel discorso di insediamento alla Presidenza della Repubblica, pronunciato davanti al Parlamento in seduta comune, Ciampi individuava «nelle istituzioni di un federalismo che risponda al principio di sussidiarietà» un percorso ancora da compiere, «per portare il nostro sistema politico alla modernità costituzionale europea». Rivolgendosi, di lì a poco, alla Conferenza dei Presidenti dell’Assemblea dei Consigli regionali e delle Province autonome il 28 luglio 1999, egli affermava la sua convinta adesione al principio di sussidiarietà, consistente, secondo le sue parole, «nel combinare progressivamente, gradualmente i vari livelli cercando di svolgere ai livelli inferiori, nel senso dei più vicini alla realtà del cittadino, tutto quello che può essere fatto a quel livello e di svolgere poi a livelli superiori quanto è necessario fare in questo quadro di contesto unitario». Una prospettiva, questa, che la nostra Costituzione sancì in modo esplicito di lì a poco con la riforma costituzionale del 2001, e che il Presidente Ciampi ha tenuto come bussola del proprio impegno istituzionale: una prospettiva che ancora oggi — anche in questo tempo difficile di contrasto alla diffusione dell’epidemia da coronavirus — deve animare le relazioni tra i diversi livelli di governo territoriale. L’impegno che nella presente fase storica le Regioni e gli enti locali hanno dimostrato nel farsi carico, in quanto enti più vicini ai cittadini, delle esigenze della propria popolazione deve essere positivamente valutato, pur nella prospettiva di un «modello di cooperazione e integrazione nel segno dei grandi interessi unitari della Nazione» che, come affermato dalla Corte costituzionale, deve improntare i rapporti tra lo Stato e le Regioni, piuttosto che «una gelosa, puntigliosa e formalistica difesa di posizioni, competenze e prerogative». La valorizzazione del principio di sussidiarietà si è strettamente combinata, nel pensiero prima e poi nell’opera del Presidente Ciampi, ad una rivalutazione dell’unità nazionale ed in particolare del valore della Patria: è quello che è stato definito il «patriottismo costituzionale» quale cifra caratterizzante il settennato ciampiano. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel ricordare Ciampi nella sua città natale, lo ha riconosciuto in modo inequivocabile: «Nella sua vita professionale, nel lungo servizio prestato, con grande integrità, alle istituzioni della Repubblica, il Presidente Ciampi ha sempre avuto chiaro un obiettivo: quello della coesione e della unità del nostro Paese».
Ma vi è un’ulteriore ragione che giustifica la convocazione di oggi: perché questo non è (soltanto) un Consiglio regionale, è il Consiglio regionale della Toscana. E in Toscana Ciampi è nato e vi ha vissuto la propria giovinezza: esattamente cento anni fa nacque a Livorno e lì si formò, fino alla ammissione alla Classe di Lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove studiò Lettere classiche fino al 1941. Ancora a Pisa, nell’Università, Ciampi si laureò, al termine della guerra di Liberazione, anche in Giurisprudenza, per poi trasferirsi prima a Macerata e poi a Roma, avendo vinto il concorso per l’ammissione alla Banca d’Italia di cui diventerà, come noto, prima Direttore generale e poi Governatore.
Ciampi è stato quindi un toscano vero, che ha rivendicato costantemente la sua identità: «Sono nato a Livorno, sono orgoglioso di essere livornese, toscano, italiano, ma mi sento cittadino europeo». Ed è giusto che la Toscana, nella massima sede istituzionale che la rappresenta, tributi ora a questo suo figlio il ricordo che merita: Ciampi ha costituito una delle eccellenze che il nostro territorio ha saputo far crescere, e lo ha saputo fare per lo spirito che in esso si vive e si respira, e che le istituzioni formative che in esso sono insediate riescono a far sviluppare ed emergere. Vi è un’inscindibile linea di continuità tra la cultura che a Firenze e in Toscana si è sviluppata fin dall’età dell’Umanesimo e l’opera di Carlo Azeglio Ciampi. Nel rivolgersi agli ex allievi delle Scuole pisane, così concludeva l’intervista a loro concessa: «Approfondite l’essenza della vostra cultura. La cultura europea, che è poi la cultura occidentale, si basa tutta sull’importanza e la centralità dell’uomo, sui valori che riguardano i rapporti fra uomini: il rispetto dell’altro, il senso di far parte della stessa comunità». È pertanto gesto di consapevolezza e di sensibilità ricordare oggi, in Consiglio regionale, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi: come il Presidente Mattarella lo ha definito «un grande Italiano, al ricordo del quale la Repubblica rende omaggio», la Toscana può con fierezza ricordarlo come un grande toscano, che in questa sede riceve il doveroso tributo di tutta la comunità regionale.
❞ La sua bussola è stata la prospettiva federale ma fondata sul principio di sussidiarietà. E con al centro l’unità e la Patria