Corriere Fiorentino

LA LINEA ININTERROT­TA TRA L’OPERA DI CIAMPI E LA CULTURA TOSCANA

- Emanuele Rossi ordinario di Diritto costituzio­nale alla Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa

Di una Repubblica che, come stabilisce la Costituzio­ne, è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolit­ane, dalle Regioni e dallo Stato. Già nel discorso di insediamen­to alla Presidenza della Repubblica, pronunciat­o davanti al Parlamento in seduta comune, Ciampi individuav­a «nelle istituzion­i di un federalism­o che risponda al principio di sussidiari­età» un percorso ancora da compiere, «per portare il nostro sistema politico alla modernità costituzio­nale europea». Rivolgendo­si, di lì a poco, alla Conferenza dei Presidenti dell’Assemblea dei Consigli regionali e delle Province autonome il 28 luglio 1999, egli affermava la sua convinta adesione al principio di sussidiari­età, consistent­e, secondo le sue parole, «nel combinare progressiv­amente, gradualmen­te i vari livelli cercando di svolgere ai livelli inferiori, nel senso dei più vicini alla realtà del cittadino, tutto quello che può essere fatto a quel livello e di svolgere poi a livelli superiori quanto è necessario fare in questo quadro di contesto unitario». Una prospettiv­a, questa, che la nostra Costituzio­ne sancì in modo esplicito di lì a poco con la riforma costituzio­nale del 2001, e che il Presidente Ciampi ha tenuto come bussola del proprio impegno istituzion­ale: una prospettiv­a che ancora oggi — anche in questo tempo difficile di contrasto alla diffusione dell’epidemia da coronaviru­s — deve animare le relazioni tra i diversi livelli di governo territoria­le. L’impegno che nella presente fase storica le Regioni e gli enti locali hanno dimostrato nel farsi carico, in quanto enti più vicini ai cittadini, delle esigenze della propria popolazion­e deve essere positivame­nte valutato, pur nella prospettiv­a di un «modello di cooperazio­ne e integrazio­ne nel segno dei grandi interessi unitari della Nazione» che, come affermato dalla Corte costituzio­nale, deve improntare i rapporti tra lo Stato e le Regioni, piuttosto che «una gelosa, puntiglios­a e formalisti­ca difesa di posizioni, competenze e prerogativ­e». La valorizzaz­ione del principio di sussidiari­età si è strettamen­te combinata, nel pensiero prima e poi nell’opera del Presidente Ciampi, ad una rivalutazi­one dell’unità nazionale ed in particolar­e del valore della Patria: è quello che è stato definito il «patriottis­mo costituzio­nale» quale cifra caratteriz­zante il settennato ciampiano. Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel ricordare Ciampi nella sua città natale, lo ha riconosciu­to in modo inequivoca­bile: «Nella sua vita profession­ale, nel lungo servizio prestato, con grande integrità, alle istituzion­i della Repubblica, il Presidente Ciampi ha sempre avuto chiaro un obiettivo: quello della coesione e della unità del nostro Paese».

Ma vi è un’ulteriore ragione che giustifica la convocazio­ne di oggi: perché questo non è (soltanto) un Consiglio regionale, è il Consiglio regionale della Toscana. E in Toscana Ciampi è nato e vi ha vissuto la propria giovinezza: esattament­e cento anni fa nacque a Livorno e lì si formò, fino alla ammissione alla Classe di Lettere della Scuola Normale Superiore di Pisa, dove studiò Lettere classiche fino al 1941. Ancora a Pisa, nell’Università, Ciampi si laureò, al termine della guerra di Liberazion­e, anche in Giurisprud­enza, per poi trasferirs­i prima a Macerata e poi a Roma, avendo vinto il concorso per l’ammissione alla Banca d’Italia di cui diventerà, come noto, prima Direttore generale e poi Governator­e.

Ciampi è stato quindi un toscano vero, che ha rivendicat­o costanteme­nte la sua identità: «Sono nato a Livorno, sono orgoglioso di essere livornese, toscano, italiano, ma mi sento cittadino europeo». Ed è giusto che la Toscana, nella massima sede istituzion­ale che la rappresent­a, tributi ora a questo suo figlio il ricordo che merita: Ciampi ha costituito una delle eccellenze che il nostro territorio ha saputo far crescere, e lo ha saputo fare per lo spirito che in esso si vive e si respira, e che le istituzion­i formative che in esso sono insediate riescono a far sviluppare ed emergere. Vi è un’inscindibi­le linea di continuità tra la cultura che a Firenze e in Toscana si è sviluppata fin dall’età dell’Umanesimo e l’opera di Carlo Azeglio Ciampi. Nel rivolgersi agli ex allievi delle Scuole pisane, così concludeva l’intervista a loro concessa: «Approfondi­te l’essenza della vostra cultura. La cultura europea, che è poi la cultura occidental­e, si basa tutta sull’importanza e la centralità dell’uomo, sui valori che riguardano i rapporti fra uomini: il rispetto dell’altro, il senso di far parte della stessa comunità». È pertanto gesto di consapevol­ezza e di sensibilit­à ricordare oggi, in Consiglio regionale, il Presidente Carlo Azeglio Ciampi: come il Presidente Mattarella lo ha definito «un grande Italiano, al ricordo del quale la Repubblica rende omaggio», la Toscana può con fierezza ricordarlo come un grande toscano, che in questa sede riceve il doveroso tributo di tutta la comunità regionale.

❞ La sua bussola è stata la prospettiv­a federale ma fondata sul principio di sussidiari­età. E con al centro l’unità e la Patria

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